Ancora grane per “Vieni via con me”: punito Mazzetti
6 Dic 2010 | Di Giuseppe | Categoria: In primo piano, In primo piano: newsL’hanno definita la trasmissione dei record. “Vieni via con me”, condotto da Fabio Fazio e dallo scrittore Roberto Saviano, è stato il programma di RaiTre più visto di sempre. Lo share, cioè la percentuale di telespettatori in rapporto al totale della fascia oraria, si è attestato su circa il 30%. Altro boom si è avuto per il sito web, consultato da centinaia di migliaia di utenti. In cifre, il numero dei telespettatori è oscillato fra i 7 milioni 623.000 della prima puntata ed i quasi 10 milioni della terza. In qualunque altra tv, italiana o estera, autori e conduttori sarebbero stati coperti d’oro e di lodi. Nella Rai guidata da Mauro Masi, invece, no.
Fabio Fazio, durante la puntata del 5 dicembre 2010 di “Che tempo che fa”, ha annunciato in diretta la “gratifica” ottenuta da Loris Mazzetti, il capostruttura di RaiTre artefice di “Vieniviaconme”: una sospensione di 10 giorni ed il rischio di venire addirittura licenziato. La sua colpa è stata quella di aver rilasciato dichiarazioni giudicate “lesive” per l’immagine della Rai, la quale – evidentemente – trova più adeguato lustro nel baffo sempre curato del suo direttore generale. Fortuna che Mazzetti ha organizzato per l’azienda pubblica uno degli eventi di maggior successo nella sua storia…
Il capostruttura dovrà scontare anche altri 15 giorni di sospensione residui, inflittigli in occasioni precedenti; tra queste, la difesa di Enzo Biagi contro il cosiddetto editto bulgaro, lanciato da Berlusconi nel 2002.
Non solo. Sempre come reso noto da Fabio Fazio durante “Che tempo che fa”, i vertici della Rai hanno inviato una lettera in cui si rimprovera a “Vieniviaconme” di aver sforato “di due minuti e mezzo” l’orario previsto per l’ultima puntata. La lettera sarebbe stata inviata al direttore di Raitre, Paolo Ruffini, dalla direzione del palinsesto. Secondo gli ambienti Rai, i minuti sarebbero stati 29, rispetto alla scheda-programma prevista.
Che il successo di “Vieniviaconme” fosse stato mal digerito da molti era cosa nota. Basti pensare alle obiezioni vagamente pretestuose del direttore generale Masi, prima in merito ai compensi troppo esosi richiesti dagli ospiti; poi – quando gran parte di questi si è dichiarata disposta a partecipare gratis, come Roberto Benigni – riguardo all’orario. Con un diktat ad effetto boomerang per gli amici di Mediaset, al duo Fazio-Saviano è stato imposto di andare in onda di lunedì, scontrandosi con la corazzata de “Il grande fratello” che fino ad allora aveva sempre massacrato la concorrenza (dati i risultati di ascolto, chissà quanti accidenti saranno stati lanciati dagli studi di Canale 5 al zelante Masi).
Un titolo, però, potrebbe ben sintetizzare l’accoglienza riservata al programma: “Fazio-Saviano, addio arrogante”. Il testo è apparso su Il Giornale della famiglia Berlusconi, firmato da Stefano Filippi. Titolo illustrato dal sommario: “Ieri nell’ultima puntata di Vieni via con me il saluto arrogante: “Chi non si è sentito rappresentato da questa trasmissione può farne un’altra” (cliccare qui per leggere il testo).
A spiegare ulteriormente l’attacco in senso tecnico e bellico, c’è l’appendice pubblicata nel blog dello stesso Filippi (post), dove tra l’altro si legge: “Saviano ha il pieno diritto di costruire le sue narrazioni su Repubblica, nei libri Mondadori, nelle serate a teatro, in convegni, comizi, platee, ovunque venga invitato compresa la Rai: ma nel servizio pubblico bisogna dare spazio a tutti.”
Il principio del pluralismo è sacrosanto, ma pretenderlo da un singolo programma di 4 puntate che tocca numerose tematiche appare temerario. Dobbiamo forse reclamare Cristina D’Avena sul palco di Sanremo assieme a Morgan ed agli U2? Potremmo sperare di vedere l’Augusto Minzolini, direttore del Tg1, che legge teneramente il gobbo in attesa di confrontarsi con Travaglio un minuto dopo? e perché non invitare qualche naziskin a dibattere con Vladimir Luxuria? Il pluralismo è un ingrediente prezioso e necessario, che va dispensato dai notiziari e da chi ha il compito istituzionale di fornire informazione; cioè dai giornalisti della Rai, Minzolini compreso (magari dopo un ripasso sulla differenza tra prescrizione ed assoluzione nel caso Mills, la cui dimenticanza ha procurato al direttorissimo un avvertimento dell’Ordine professionale), e non da un conduttore e da uno scrittore che vive sotto scorta.
L’allergia verso Fazio e Saviano sfocia addirittura in ambito politico, quando nel blog di Filippi si legge: “Tutte le idee sono uguali, dice Saviano; si può scegliere tra vita e morte assistita (eutanasia) come fossero la stessa cosa, basta raccontarlo. E chi non può raccontarlo perché non ha alle spalle un gruppo di potere, ricchi contratti pubblicitari, un pulpito come Repubblica, la forza di arrivare in prima serata Rai, l’appoggio di un sistema mediatico che ti consacra eroe e guru, o la semplice capacità di costruire un evento tv? Si arrangi, risponde Fazio: si faccia un altro programma“. Le asserzioni lasciano intuire molto, anche se l’effetto può virare verso la comicità involontaria, visto che il lamento si alza dalle colonne de Il Giornale, quotidiano della famiglia Berlusconi, alla quale fanno capo il primo gruppo editoriale italiano (la Mondadori), le tre reti televisive Mediaset controllate direttamente e due reti Rai controllate tramite nomine gradite, settimanali di grande diffusione (come “Panorama”, “Chi”, “TV Sorrisi e Canzoni”, ecc.), la concessionaria Publitalia che rastrella il 60% della raccolta pubblicitaria nazionale lasciando alla carta stampata briciole sempre più piccole (leggere Wikipedia).
Secondo gli ultimi rapporti del Censis, l’utenza televisiva è del 97,8%, mentre 9 italiani su 10 hanno come fonte di informazione prevalente o unica la televisione; dal 2007 al 2009, la lettura dei quotidiani a pagamento è passata dal 67% al 54,8% e la percentuale delle persone che leggono un giornale almeno tre volte alla settimana è precipitata dal 51,1% al 34,5% (fonte governativa). E’ forse questo il cruccio di chi ha masticato amaro per il successo di “Vieniviaconme”? Forse si preferiva avere in video Emilio Fede piuttosto che Saviano?
Di certo, avremmo dormito sonni più tranquilli: invece di sentir parlare delle infiltrazioni della ‘Ndrangheta, avremmo fatto una scorpacciata di meteorine e di Belpaese da copertina.