Binetti & C.: 4
1 Dic 2010 | Di Giuseppe | Categoria: Le pagelline In risposta alla radicale Rita Bernardini che ha riproposto il tema dell’eutanasia, la cattolica Paola Binetti dell’Udc esclama: “Basta, per piacere, con spot a favore dell’eutanasia partendo da episodi di uomini disperati, perché Monicelli era stato lasciato solo da famiglia e amici ed il suo è un gesto tremendo di solitudine, non di libertà“. Il ricordo di Mario Monicelli alla Camera, con un applauso unanime, ha scatenato le polemiche. Sorvolando sulle solite tesi contrapposte, la posizione della Binetti suscita perplessità: difende la vita e poi sale in cattedra definendo Monicelli un uomo solo ed abbandonato. La parlamentare con cilicio incorporato (tempo fa confidò di tenerlo allacciato alla gamba) era così amica del grande regista da conoscerne i tormenti? Francamente, è lecito dubitarne. Piuttosto, le sue parole evocano la prosopopea più miope ed egocentrica di certi cattolici che hanno forgiato Dio a loro immagine e somiglianza.
Nella sua intolleranza, la Binetti non solo commette il peccato di appropriazione indebita della parola “etica” (forse, più esattamente, si dovrebbe parlare di furto), ma si trova in una compagnia tanto numerosa da far sì che l’indignazione riferita ad un singolo possa trasformarsi in senso di scandalo quando si passa ad una sommaria conta: sono tanti, maledettamente tanti, quei cattolici che organizzano crociate per sacrosanti principi (la difesa della vita), dimenticando gli sconci quotidiani.
La Binetti, Maurizio Lupi e Roberto Formigoni di Comunione e Liberazione, il ministro Maurizio Sacconi (interprete di una delle più pompose sceneggiate sul caso Englaro) ed una pletora di amministratori, uomini di chiesa e di potere come possono pronunciare le parole “etica”, “rispetto per la vita”, “misericordia”, senza arrossire quando il loro silenzio sullo sfacelo morale della vita pubblica e privata sfiora la connivenza?
A prescindere dal fatto che uno Stato ha il dovere di essere laico e che la scelta di morire può non essere caratterizzata dalla volontà di peccare, ma solo dal desiderio di concludere con dignità l’esistenza terrena, come si può conciliare il rispetto per la vita con il respingimento in mare dei barconi dei disperati? Come si può accettare che le spoglie di un esponente della Banda della Magliana siano tumulate nella basilica di Sant’Apollinare a Roma; che alla Maddalena siano stati sperperati centinaia di milioni di euro, quando le mense della Caritas per i poveri sono sempre più affollate; che un parlamentare guadagni 15.000 euro al mese, mentre c’è gente che sale sulle torri per 1.000 euro; che un premier over 70 assoldi – direttamente o tramite altri – ragazze per allietare le sue notti da sultano; che in nome di una appartenenza si eluda la giusta regola delle pari opportunità (si è più volte letto sulla stampa che Cl, cioè Comunione e Liberazione, goda di ampi poteri di manovra negli ospedali del Nord); che Angelo Balducci possa essere stato nominato gentiluomo di Sua Santità (titolo revocato solamente dopo la scoperta delle porcate della “cricca”) dall’allora segretario di Stato vaticano, il cardinale Angelo Sodano? L’elenco sarebbe infinito, stucchevole, scontato ed avvilente.
Il punto è che onestà e coerenza sembrano optional di una fede che vale solo se sbandierata su temi da prima pagina. Un cattolico, un vero cattolico, farebbe suo il verbo della carità, della compassione (nel senso di compartecipazione alle sofferenze altrui), e si batterebbe con tutte le sue forze per contrastare la piccola e la grande corruzione che spezzano le gambe alla giustizia. Forse la Binetti e gli altri suoi “correligionari” patiscono le pene dell’inferno quando assistono al degrado morale del Paese. Però, sarebbe bene che non si limitassero a soffrire ed a pregare per le sorti dei propri simili: visto che molti di loro occupano posizioni di potere, facciano sentire la loro voce assieme ai lamenti della piccola gente comune. Forse non conquisteranno i voti delle masse, ma darebbero concretezza ad un Vangelo troppo spesso sepolto dalla propaganda.