Duello fra Santoro e Berlusconi in tv: match a bocce ferme

11 Gen 2013 | Di | Categoria: In primo piano, In primo piano: note

Chi si aspettava “Sangue e arena” ha dovuto accontentarsi di “Tutti a squola”, con il ruolo di Bombolo palleggiato fra due signori apparsi stanchi della propria maschera. Per l’atteso confronto televisivo fra Silvio Berlusconi e Michele Santoro durante il programma “Servizio Pubblico”, in onda su La7 il 10 gennaio 2013, c’è stato un boom di ascolti e di delusione.
Gli italiani, prima di essere cittadini, sono tifosi, perché il dna dei Guelfi e dei Ghibellini ha trovato nei secoli mille occasioni per irrobustirsi. Alla fine del match, le opposte tifoserie hanno esultato per la vittoria: altra caratteristica del nostro Paese, dove non esistono ciechi ma diversamente abili, così come non esistono sconfitti, ma solo trionfatori. L’opinione, con la sua soggettività, è un rifugio che accoglie tutti, prima o poi.

Una recita che puzza di muffa e cartapesta

In realtà, lo spettacolo offerto dai due personaggi è sembrato velato di muffa, in bilico tra la voglia di show e la tentazione della propaganda. Di giornalismo, di confronto, di approfondimento, si è visto ben poco. Probabilmente, molti spettatori hanno rimpianto le tribune elettorali degli anni Settanta moderate da Ugo Zatterin, dove non rutilava l’ebbrezza del sangue, ma dove – almeno – si potevano ascoltare discorsi senza dover assistere a mossette da guitti o a sbotti di collera fuoriusciti da un fumetto di Tex Willer.
Si pronosticava un duello con il coltello fra i denti, ma, se battaglia è stata, non si è notato alcuno sciabolare di lame; al massimo, sono state fatte turbinare delle clave che non hanno causato né feriti, né contusi, né piatti rotti come fra bellicose zitelle.

Primo confronto fra Santoro e Berlusconi

Nell’arena tv si sono affrontati per la prima volta chi emise l’editto bulgaro (Berlusconi) e che ne fu vittima (Santoro). A distanza di anni, il toreador di Salerno ha preferito gigioneggiare di fronte al toro imbolsito di Arcore, che continua a puntare le corna contro un rosso sopravvissuto solo nella sua fantasia o nelle sue astuzie.
Fin dall’inizio, il programma ha promesso nulla di buono. Sulle note di Granada, che forse voleva blandire la sete di corrida della platea televisiva, Michele Santoro ha recitato una specie di salmo che evocava un Paese nuovo, le fatiche bibliche della nascita di “Servizio Pubblico” (trasmissione sorta dalla volontà di 100.000 italiani) ed orizzonti che il telespettatore medio non ha intravisto o intuito.

«Nessuna colpa per la crisi economica»

Su una sedia stava ben piantato Berlusconi, tirato a lucido col cerone delle grandi occasioni e pronto a saettare come una pallottola di piombo costretta ad accettare la canna di una vecchia Colt quale base di lancio. Il re di Arcore era fronteggiato dalle amazzoni Luisella Costamagna e Giulia Innocenzi. A quest’ultima è toccata la prima domanda sulla crisi economica che l’ex premier ha negato fin oltre il tempo massimo (ristoranti pieni e voli aerei super prenotati, mentre gli interessi sul debito pubblico scalavano il K2). Domanda scontata con risposta altrettanto scontata, compresa la totale negazione di ogni responsabilità relativa al baratro in cui è precipitato il Paese. Tutti pronti ad ascoltare la replica della stessa Innocenzi che, avendo tirato la palla per prima, avrebbe dovuto governare il gioco senza difficoltà. Invece, nulla. Alla sfrontatezza di Berlusconi, che dopo 8 anni di governo si sente la coscienza pulita come quella di un bambino, ha fatto eco il silenzio.

L’Imu, prima istituita e poi deprecata

Poi è toccato alla Costamagna. Palla facilissima: l’Imu, istituita il 14 marzo 2011 dall’ultimo governo a guida Pdl-Lega, cioè dalla medesima coalizione che ora si propone di abolirla, esattamente come avvenne nella campagna elettorale del 2008. Pure stavolta, la rete è stata mancata a porta vuota, anche a causa di Santoro che mai come in questa circostanza ha rivelato la sua passione per la carriera d’attore. Ampi gesti, battutine prevedibili, mimica calcata all’eccesso: il giornalista ha preteso di sfidare Berlusconi sul terreno che appartiene da sempre al leader del Pdl. E non ne è uscito bene, perché i guitti saranno anche imbonitori di piazze e mercati, ma non sono fessi ed il loro armamentario sanno sfruttarlo al meglio.

Santoro, un Robin Hood senza frecce

Uno dei migliori commenti apparsi su Twitter è stato quello de La Signora Oleson, una delle twitstar del social network: «Hai presente quando guardi un film d’orrore e vorresti dire al protagonista: colpiscilo, non è morto, cretino! Colpiscilo!» Per i milioni di italiani che non potranno mai urlare in faccia ai governanti la propria indignazione, Santoro era il templare che poteva espugnare il Tempio, il Robin Hood che poteva restituire un po’ di giustizia, almeno a parole. Nulla. Nulla di nulla.

Il commento della Signora Oleson su Twitter

Le prodezze internazionali di Berlusconi

Santoro ha tentato di ironizzare sui nemici internazionali che il Cavaliere inventa come i mulini a vento di Don Chisciotte, ma ha sparato a salve, come quando ha mostrato un video stra-visto su Youtube, in cui compare Angela Merkel che attende un Berlusconi in beato dialogo al cellulare. Il filmato è andato in onda per una decina di secondi, senza che si capisse bene la situazione e, soprattutto, senza che si mostrasse poi un altro video nel quale Berlusca fa cucù alla Cancelliera tedesca dopo essersi nascosto dietro ad un monumento.
L’ex premier ha avuto gioco facile nel giustificare il suo colloquio telefonico, ribadendo che stava convincendo il premier turco Erdogan ad accettare la nomina del danese Rasmussen quale segretario della Nato; impresa riuscita, con applauso finale dell’intero consesso dei big della Nato. Addirittura, Berlusconi è partito in contropiede: «Con questo video, Santoro si è scavato la fossa» e giù a decantare la sua amicizia col premier turco e la sua partecipazione in veste di testimone alle nozze della figlia di Erdogan. Per ridicolizzarlo, sarebbe bastato ricordare la mezza risata con cui l’addetto stampa governativo del Paese mediorientale liquidò le millanterie di Berlusconi spacciatosi per eroe dell’accordo South Stream, durante un incontro con i giornalisti europei (cliccare qui per leggere l’articolo).

I guitti si contendono la scena

C’è poi stato il siparietto delle letterine; prima, quella consueta di Marco Travaglio che ha fatto il suo compitino, diligente come sempre ma con le briglie tirate. Poi, a sorpresa, quella di Berlusconi che ha elencato le cause affrontate in tribunale dal giornalista torinese per i suoi articoli. Dopo le ironie su Santoro frequentatore di scuole serali, il Silvio nazionale ha additato più volte Travaglio definendolo diffamatore di professione, ignorando o facendo finta di non sapere che la diffamazione è un reato previsto dal codice penale, diversamente dalle condotte lesive attribuite a Travaglio, che riguardano il codice civile. Il giornalista colpisce e fa male con i suoi “pezzi”, ma non commette reato. A parte una flebile difesa dell’interessato, nessuno ha approfittato dell’equivoco sbandierato per mettere alla berlina la laurea dell’ex presidente del consiglio.
Piuttosto, si è assistito alla reazione indignata di Santoro che ha fatto ricorso all’esortazione «Vergogna!», ultima arma degli imbecilli e di chi non sa argomentare.

L’avvilente siparietto della sedia spolverata

Alla sparata del conduttore è seguito uno dei momenti più avvilenti della serata: prima di sedersi di nuovo sulla sedia temporaneamente occupata da Travaglio, Berlusconi ha tirato fuori un fazzoletto ed ha mimato una accurata pulizia. Al confronto, Bombolo sarebbe stato il Laurence Olivier della messinscena.
Mentre Ruotolo era appollaiato in alto a cronometrare i tempi degli interventi e la Innocenzi e la Costamagna seguivano come scolarette di porcellana l’opera da quattro soldi (nulla a che fare con Bertolt Brecht), Berlusconi ha ripetuto la tiritera dei comunisti, delle congiure, del “tutti cattivi tranne me” e Santoro non è stato in grado di uscire dal ruolo di showman per indossare l’abito del giornalista, cioè di colui che è informato dei fatti e ne chiede conto al potente di turno.

Finale con attese deluse

A fatica, si è giunti alla fine di quello che avrebbe dovuto rivelarsi un botta e risposta epico e che, invece, si è risolto in una brutta copia di Totò e Peppino intenti a rincorrersi come guardie e ladri. Naturalmente, per le opposte fazioni, il risultato è stato diametralmente opposto: Berlusconi incartapecorito nel volto e nelle idee è apparso un Davide in forma smagliante; Santoro, che tutto ha fatto, tranne il contraddittore, è stato visto come un angelo sterminatore, come il Perseo di Benvenuto Cellini che mostra la testa della Medusa capace di distruggere un Paese e di mobilitare folle oceaniche.

Anche su Twitter cala il sipario

A chi non si è fatto catturare dalla passione, il programma è sembrato solo una gran perdita di tempo. Anche in questo caso, la palma del commento più esaustivo va a La Signora Oleson: «Finito. Sensazione? Santoro non ha sfondato, Berlusconi non è affondato».
Se nello studio televisivo fosse stata presente la fantomatica Signora, la storia del dibattito sarebbe stata ben diversa.

Il commento finale della Signora Oleson su Twitter

Autorevoli e discordanti commenti su Twitter

Qui sotto, le immagini dei commenti pubblicati su Twitter da Vittorio Zucconi, Vittorio Feltri, Tito Boeri, Clemente Mimun, Paolo Gentiloni, Enrico Mentana, Sabina Guzzanti, Roberto Saviano.

Il commento di Vittorio Zucconi su Twitter

Il commento di Vittorio Feltri su Twitter

Il commento di Tito Boeri su Twitter

Il commento di Clemente Mimun su Twitter

Il commento di Paolo Gentiloni su Twitter

Il commento di Enrico Mentana su Twitter

Il commento di Sabina Guzzanti su Twitter

Il commento di Roberto Saviano su Twitter

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