Fu Farina del sacco di Abruzzo?

3 Dic 2012 | Di | Categoria: In primo piano, In primo piano: note

Vittorio Feltri, Alessandro Sallusti, Giuliano FerraraLo so, è stucchevole. Leggere ancora del caso Sallusti suscita noia ed irritazione in chi ha problemi concreti e quotidiani. Ci sono disperati che si danno fuoco, altri che salgono sulle gru a decine di metri dal suolo, altri ancora che vedono crollare ogni certezza nel giro di poche ore. Preoccuparsi di un tizio che recita una sceneggiata isterica per non starsene agli arresti domiciliari in una calda e comoda abitazione appare come uno sberleffo.
Però, sono in ballo valori che superano la vicenda fantozziana dell’arrestato più strepitante della storia italiana. Non si tratta soltanto di un diffamatore che voleva farsi arrestare, ma che poi tanto felice di finire in manette non era, o di un’aspirante diva dell’informazione che arde dal desiderio di trasformare quel tintinnìo di metallo in un braccialetto da martire.
Per alcuni, si tratta di difendere la libertà di stampa, fondamentale in ogni democrazia; per altri si pone la questione del rispetto delle norme, dell’uguaglianza di fronte alla legge, dell’impunità pretesa ma non legittimata dalla volontà popolare.

Mentre il presidente Napolitano non trova di meglio da fare che lambiccarsi il cervello su come graziare Sallusti, attorno al direttore del Giornale fa grancassa il circo Barnum di elefantini, mèntori commossi, politici bramosi di crociate, ziette urlanti, tutti molto determinati ad offrire un’immagine di virile civiltà, per insegnare al mondo che la stampa non si tocca, nemmeno quando diffama o sbatte in prima pagina un povero disgraziato additato come omosessuale attenzionato dalla polizia.
Il riferimento – ovviamente – è a Vittorio Feltri che mise ko il direttore dell’Avvenire, Dino Boffo, con accuse da lui stesso successivamente smentite, rispondendo ad una lettrice in una rubrica del suo quotidiano.

Forse con una lacrimuccia lì lì per sgorgare, Feltri ha scritto un pezzo affettuoso ed orgoglioso sulla sua creatura, intitolato “Punito per l’orgoglio, giù il cappello”. Sottotitolo: “Per la prima volta i giudici violano la sacralità di un giornale e un diritto fondamentale della democrazia”. Le storiche parole sono state scritte domenica 2 dicembre alle ore 18:05 e possono essere lette al seguente indirizzo web:
http://www.ilgiornale.it/news/interni/punito-lorgoglio-gi-cappello-861168.html.

Dopo aver suonato trombette e fanfare, il noto giornalista che sostituì Montanelli alla guida del Giornale scrive: «Quando Renato Farina ebbe una grana per aver collaborato (a fin di bene, suppongo) con i servizi segreti e, di conseguenza, dovette dimettersi dall’Ordine (che, nonostante ciò, lo radiò, come se fosse possibile cacciare uno che non c’è), fui io, dopo essermi consultato con l’allora presidente dei giornalisti lombardi, a chiedere ad Alessandro di fargli scrivere degli articoli; non troppi, secondo le raccomandazioni di Franco Abruzzo, cioè il suddetto presidente. Lo stesso Farina si scelse uno pseudonimo. Perché questa mia scelta? Betulla è bravissimo e scrive rapidamente. Sallusti non era d’accordo, ma cedette alle mie insistenze. L’errore fu quello di far vergare a Farina un pezzo sull’aborto, pur essendo tutti noi consapevoli che è religiosamente contrario all’interruzione volontaria della gravidanza».

Sorvoliamo sull’adozione di uno pseudonimo che rendeva Farina non identificabile e quindi poco credibile come opinionista non giornalista (il suo inevitabile “inquadramento”, di cui si legge nelle memorie difensive presentate all’Ordine dai legali di Sallusti) e sfrondiamo il testo dai riferimenti alle convinzioni religiose di Farina ed alla sua bravura, perché potrebbero suonare comici (nel corsivo all’origine della vicenda, l’attuale deputato Pdl scrisse il falso attribuendo al giudice l’ordine di interrompere la gravidanza di una minorenne e si augurò la morte dello stesso magistrato e del medico che intervenne). Concentriamoci su quella che appare come una notizia bomba per l’angusto ambiente giornalistico nazionale: “fui io, dopo essermi consultato con l’allora presidente dei giornalisti lombardi, a chiedere ad Alessandro di fargli scrivere degli articoli; non troppi, secondo le raccomandazioni di Franco Abruzzo, cioè il suddetto presidente”. Abruzzo, giurista di ottimo livello, autore di testi per l’esame di abilitazione professionale e battagliero presidente dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia per parecchi anni, avrebbe dato consigli a Feltri su come far tornare a scrivere Renato Farina?!

All’epoca, Farina risultava sospeso da 4 mesi e mezzo dall’esercizio della professione, una sanzione professionale comminata dall’Ordine presieduto dal menzionato Franco Abruzzo (solo successivamente l’ex agente Betulla si dimise dall’Ordine, poco prima che ne venisse radiato). E che fa il presidente? Se le parole di Feltri non sono campate in aria, la massima autorità professionale prima punisce il giornalista pagato dai servizi segreti e poi suggerisce il sotterfugio per salvare la sua magica penna? Che razza di inciucio è scappato dalla Olivetti di Feltri? e che deontologia si può attribuire a persone dal doppio volto, quello ufficiale e severo e quello amicale e complice?

Se le parole di Feltri rispondono al vero – è bene ripeterlo e domandarselo – apprendere che il presidente di un Ordine importante come quello della Lombardia (il più numeroso in Italia) si sia comportato in modo così poco serio, così bizantino, lascia di sasso chi crede nel rispetto delle regole. Il codice penale non c’entra, ma la deontologia professionale – di cui gli Ordini sono garanti – esce demolita.

Con quale autorità morale il 30 luglio 2010 l’Ordine lombardo avviò un procedimento disciplinare nei confronti del candido Sallusti? L’organismo professionale intervenne d’ufficio e scrisse di aver «deliberato l’apertura di un procedimento disciplinare ex art. 56 L.69/1963 nei confronti del collega Alessandro Sallusti, per avere egli violato gli artt. 2 e 48 della stessa legge rendendosi responsabile di fatti non conformi al decoro e alla dignità professionali e in particolare per avere, dal 20 ottobre 2006 al dicembre 2008, in qualità di direttore del quotidiano Libero, utilizzato per circa 400 volte l’opera dell’ex giornalista Renato Farina pubblicandone i servizi da corrispondente e da inviato anche in prima pagina». Il testo della deliberazione può essere consultato al seguente indirizzo:
http://www.odg.mi.it/procedimenti-disciplinari/alessandro-sallusti-professionista-sospensione-di-2-mesi-violazione-artt-2.

Forse, Franco Abruzzo dovrebbe spiegare come si svolsero i fatti e se è vero che suggerì a Feltri il modo per restituire la “penna” a Farina. Fare la legge e trovare l’inganno è condotta da azzeccagarbugli, da maneggioni di periferia, da abusivi nei sottoscala del potere. E’ un comportamento grave, che non si addice ad una figura di riferimento della professione, sia per gli incarichi ricoperti, sia per le attività svolte, sia per il rigore sovente invocato.

Nota en passant, stimolata dal mio divertimento. Giuliano Ferrara non si sottrae al panegirico d’ordinanza e, fra le tante lodi, scrive di Sallusti: “sembra che nel paese in cui «ci conosciamo tutti», il luogo per eccellenza della cuginanza e del compromesso familista allargato, la sua parte sia quella di chi non ha e non desidera avere neanche la parvenza di una solidarietà castale o corporativa”. Neanche una parvenza? Ma se nell’ultima conferenza stampa non ha fatto altro che piagnucolare per la scarsa solidarietà dei colleghi! Ferrara applaude sempre a film che nessun altro ha visto.

Aggiornamento del 10 dicembre 2012

L’ex presidente dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia ed attuale consigliere dello stesso Ordine, Franco Abruzzo, ha replicato all’articolo scritto da Vittorio Feltri su Il Giornale, smentendone il contenuto. Poiché mancano la doverosa risposta di Feltri (è vero? non è vero? ci sono prove del colloquio con Abruzzo?) ed un commento della redazione, si ha la sensazione che si tratti di una rettifica con tutti i crismi, cioè con tutti i requisiti previsti dalla legge, compresa la lunghezza limitata a 30 righe dattiloscritte. Rettifica che Il Giornale è stato costretto a pubblicare.

» Cliccare qui per leggere la risposta di Franco Abruzzo all’articolo di Vittorio Feltri.

» La comunicazione dell’avvio del procedimento disciplinare da parte dell’Ordine.

 

Tags: , , ,

Lascia un commento