Giulio Tremonti: 0
13 Set 2011 | Di Giuseppe | Categoria: Le pagellineEra partito per menare le mani come Charles Bronson ed è finito a sgambettare come Mary Poppins. Non c’è frase più adatta per definire il ministro dell’economia Giulio Tremonti. Se il Finacial Times avesse saputo delle parole pronunciate da Pietro Taricone, le avrebbe usate oggi per concludere un articolo pubblicato sulla home page della versione europea (http://www.ft.com/home/europe).
Come ricorda lo stesso quotidiano finanziario, anni fa il prode Giulio si fece paladino di una inconsistente crociata contro l’invasione delle merci cinesi, sollecitando addirittura il divino intervento di dazi e gabelle contro il corsaro orientale. Non solo, pur avendo raccolto solo pive nel sacco a seguito dell’indifferenza europea verso le sue proposte, continuò a sostenere la pericolosità della concorrenza cinese, ovviamente dimenticando i principi del libero mercato, cardine del propagandato liberismo del “lider maximo” (Berlusca).
Che cosa è accaduto? Semplice: dopo aver tuonato contro le formiche operaie con gli occhi a mandorla, il nostro super ministro si è incontrato a Roma con Lou Jiwei, presidente della China Investment Corp., uno dei più grandi fondi di investimento mondiali, per sollecitare – in sostanza – l’acquisto di quei Btp e Cct che nessuno sembra più volere. Va sottolineato che, di recente, Vittorio Grilli (Direttore Generale del Tesoro) si è recato a Pechino e che lo stesso Lou Jiwei ha avuto colloqui con rappresentanti della Cassa Depositi e Prestiti. Morale della favola: secondo il Filancial Times, la Cina possiede il 4% del debito italiano, passando da predone a salvatore della patria.
Non è la prima volta che Tremonti fa la faccia del duro per poi avanzare con il cappello in mano, o indossare la gonnella della servetta, o rimangiarsi parole, congiunzioni e virgole.
Voleva imporre la Robin Tax a banche e società petrolifere; finì per prestare denaro pubblico alle prime affinché uscissero dalle acque tormentate della crisi scaturita dai subprimes e per lasciare correre a briglia sciolta il prezzo dei derivati del petrolio (in modo da fare man bassa con le accise).
Sostenne, assieme al “lider maximo” Berlusconi, che il sistema bancario era solido e che l’Italia aveva affrontato la tempesta finanziaria meglio di tutti gli altri Paesi. Da mesi, il listino di Piazza Affari è un campo di battaglia dove le quotazioni degli istituti di credito hanno perduto quasi il 50% del proprio valore ed i titoli del debito pubblico italiano sono evitati come la peste, nonostante i rendimenti sempre più allettanti (il Tesoro ha collocato sul mercato il nuovo Btp a 5 anni ad un tasso del 5,6%, salendo dal 4,93% dell’asta precedente).
Nel corso dei mesi, l’ispirato Giulio e tutta la squadra governativa hanno detto e ripetuto, assicurato e garantito che l’acronimo Pigs (in inglese significa “maiali”) escludeva l’Italia, poiché significava Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna. Peccato che, nella fase attuale, il differenziale sui titoli decennali tedeschi sia di circa 370 punti per la Spagna e di 400 per l’Italia. Insomma, fra le nazioni che danno onta all’economia europea, ci siamo anche noi e pure in bella posizione, come sottolineato da un preoccupato Barack Obama in un incontro con alcuni giornalisti.
Basta così, perché c’è un limite pure nel farsi del male.
In regalo al super ministro, il gioco del Monopoli. Con questo, al massimo, potrà perdere solo qualche gettone.