Imu, dilettanti allo sbaraglio
16 Apr 2012 | Di Giuseppe | Categoria: OpinioniL’Imu, Imposta Municipale Unica, è un cantiere aperto, dove prima si costruisce un muro e poi lo si abbatte o lo si puntella alla bell’e meglio. Entro oggi, 16 aprile 2012, o al massimo entro domani, la commissione Finanze della Camera dei Deputati esaminerà e molto probabilmente approverà uno degli emendamenti più strampalati presentati negli ultimi mesi: la diluizione in tre rate dell’Imu sull’abitazione principale; la prima rata entro il 18 giugno (il 16 è sabato), la seconda entro il 17 settembre (il 16 è domenica) e la terza a conguaglio entro il 17 dicembre (il 16 è domenica). Ogni versamento corrisponderà al 33,3% dell’intera imposta dovuta per la cosiddetta “prima casa” (la definizione di “prima casa” non è corretta, ma oramai di uso comune).
«Per l’anno 2012 – si legge nel testo dell’emendamento presentato dal relatore e presidente di commissione Gianfranco Conte (nella foto) del Pdl – l’imposta dovuta per l’abitazione principale e per le relative pertinenze è versata in tre rate, di cui la prima e la seconda in misura ciascuna pari a un terzo dell’imposta calcolata applicando l’aliquota base e la detrazione previste dal presente articolo, da corrispondere rispettivamente entro il 16 giugno e il 16 settembre; la terza rata è versata entro il 16 dicembre, a saldo dell’imposta complessivamente dovuta per l’intero anno, con conguaglio sulle precedenti rate».
Una mano tesa ai contribuenti tartassati? Macché. Se con due rate le famiglie potevano versare un “teorico” 50% del totale dovuto (“teorico” perché i Comuni avranno tempo fino al 30 settembre per decidere la reale aliquota, maggiorabile o riducibile dello 0,2%), ora, in caso di approvazione della modifica, dovranno versare il 66,6% entro la fine dell’estate, cioè il 16,6% in più rispetto a quanto preventivato fino ad ora.
Se a giugno i più fortunati possono contare sulla quattordicesima ed a dicembre tutti i lavoratori possono mettere mano alla tredicesima, quali sarebbero le entrate aggiuntive fra la prima e la seconda rata Imu su cui fare affidamento?
Facendo esercizio di ottimismo sull’intelligenza di chi ci governa, si potrebbe supporre che si tratti di una astuzia per ridare ossigeno alle asfittiche casse dei Comuni, bisognose subito di soldi. Neanche questa ipotesi regge, perché il presidente dell’Anci (l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani), Graziano Delrio, nei giorni scorsi ha dichiarato che “Se la rateizzazione dell’Imu sarà solo sulla prima casa non avrà grandi effetti; se, viceversa, riguarderà anche la seconda casa, avrà un impatto devastante”. Insomma, per i Municipi la situazione peggiorerebbe, oppure resterebbe praticamente invariata, benché il carico di lavoro suppletivo per gli Uffici Tributi sarà tutt’altro che trascurabile. Secondo il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, la ripartizione in tre rate potrebbe addirittura mettere a rischio il pagamento degli stipendi da parte dei Comuni.
Quindi, a che cosa servirebbe questo geniale emendamento di Gianfranco Conte?
La conseguenza più probabile è che i contribuenti taglieranno le spese per le vacanze, sapendo che la ripresa lavorativa sarà salutata da un nuovo esborso (il 16,6% in più rispetto a quanto previsto). Commercialisti e ragionieri potranno presentare conti più salati, visto l’impegno aggiuntivo, ma l’industria turistica ne soffrirà, dopo essere già stata messa in ginocchio dalla crisi. Albergatori e stabilimenti balneari applaudiranno di certo all’ingegno di Conte.
Nota a margine: lo stesso esponente del Pdl si oppone a concedere le agevolazioni previste per l’abitazione principale agli anziani ricoverati negli ospizi, che attualmente sono costretti ad applicare l’aliquota ordinaria del 7,6 per mille (quella per le seconde case). Questa la motivazione del suo rifiuto: «Sono contrario a modifiche, perché c’è il rischio che un’agevolazione del genere spinga i familiari a mettere gli anziani nelle case di riposo». Sta alla sagacia dei cittadini trarre le debite conclusioni.
Altro punto che manda il tilt la logica è quello riguardante il pagamento dell’Imu, che potrà avvenire esclusivamente tramite presentazione del Modello F24, con una miriade di codici e di calcoli che costringeranno la maggior parte dei contribuenti a rivolgersi a dei professionisti.
Tralasciando il paradosso di dover pagare qualcuno che ci aiuti a versare le tasse, è inevitabile chiedersi che fine abbiano fatto i programmi di modernizzazione e di informatizzazione della pubblica amministrazione. I computer, infatti, si fermano dove arriva l’acume degli alti burocrati.
Tutti i conteggi dovranno essere effettuati dai contribuenti, costretti a calcolare la quota di imposta che andrà allo Stato e quella destinata ai Comuni, facendo ben attenzione a non sbagliare l’indicazione dei codici tributo; altrimenti, scatteranno le sanzioni.
Altra chicca. Come si legge su Il Sole 24Ore di oggi, i tanto attesi Modelli F24 diffusi pochi giorni fa sono privi della casella riservata al nome del Comune (lacuna che genererà errori e controlli più difficoltosi); inoltre, sarebbe stata dimenticata l’indicazione del campo relativo al codice dell’atto di accertamento, un problema già riscontrato con la vecchia Ici, che costringeva all’invio di bollettini di conto corrente postale per aggirare l’ostacolo.
Per farla breve: molto probabilmente – se si ubbidisse alla logica e ad una ordinata gestione delle pratiche – i Modelli F24 dovranno essere corretti e ripresentati.
A questo punto ci si chiede: non sarebbe stato più semplice ripristinare l’Ici sull’abitazione principale, abolita qualche anno fa unicamente per (efficace) propaganda elettorale? E, volendo polemizzare, ci si potrebbe domandare: perché stra-pagare gente che non solo preleva a man bassa denaro dalle nostre tasche, ma ci complica non poco la vita facendoci perdere tempo e sonno?
Aggiornamento del 17 aprile – La tarantella sull’Imu non smette di impazzare. Anzi, più che la tarantella, sarebbe appropriato citare la tarantolata. Oggi, 17 aprile 2011, salta fuori un emendamento all’emendamento col quale si rateizzava l’Imu in tre scadenze di importo pari ad un terzo dell’imposta, da versare entro il giorno 16 di giugno, settembre e dicembre. Ebbene, sembra che gli esperti della commissione Finanze della Camera si siano accorti che la somma di 1 terzo + 1 terzo equivale al 66,6% del totale da pagare. Forse, un po’ troppo. Quindi, dietrofront: i contribuenti potranno scegliere di saldare l’Imposta Municipale Unica con due oppure con tre rate. Se si opta per la prima possibilità, l’obbligo dovrà essere assolto entro il 18 giugno (acconto) ed entro il 17 dicembre (saldo).
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