L’insostenibile leggerezza del Tg1

16 Set 2011 | Di | Categoria: In primo piano, In primo piano: note

Non vorrei essere nei panni dei giornalisti del Tg1, soprattutto di coloro che hanno avuto la possibilità di conoscere o anche soltanto di vedere al lavoro colleghi come Enzo Biagi. Da programma di punta della rete ammiraglia della Rai, ci si è ritrovati a sottoscala di una corte dei miracoli. Per i telespettatori meno giovani il trauma non è da poco: qualcuno ricorda “Az, un fatto come e perché”, i servizi di Marcello Alessandri inviato sui fronti di guerra, le cronache ed i programmi di Sergio Zavoli (uno per tutti: Processo alla tappa)? Si prova un brivido, ora, nel seguire il Tg1 diretto da Augusto Minzolini.
Spariti volti storici e visi più recenti come quelli di Maria Luisa Busi e di Tiziana Ferrario, si assiste alle mossette di Francesco Giorgino – azzimato come un anziano ringalluzzito da botox e parrucchino – che, fra i tanti commenti da consegnare ai posteri, ha annoverato alcuni mesi fa perfino un “Povero bambino… Povero!”, gelando ogni singolo neurone di chi aveva seguito il servizio su un piccolo dalla sorte tragica.
Oltre che nell’avanspettacolo di Giorgino, a volte, si ha la sventura di incappare in una palla da biliardo liscia e vuota, che sbuca puntuale come un cucù, che segue sempre la stessa traiettoria, ignorando buche e birilli, impavida, impudica nel violare gioco e regole, felice del suo rotolarsi sul tappeto unto.
Questa biglia, augusta e tronfia come un re o una regina, è assai docile nel farsi guidare dalla stecca ed ha una fronte che fa pari col posteriore (ovviamente, come in tutte le sfere): lucida e rotonda, le sue facce sono uguali, ognuna col medesimo marchio di fabbrica. Nessuna remora nello scivolare sul manto verde su cui hanno giocato grandi maestri: l’importante è tirare a sguizzare, filare dritta nella direzione del dominus, senza fermarsi e senza cambiar mai colore, nemmeno per la vergogna di mancare il bersaglio della logica e della sua funzione.
A rifletterci, più che una palla, si direbbe una querula pallina, una di quelle che si trovano nelle patatine e che, di solito, durano il tempo di un lancio. Su un vero terreno di gioco, resterebbero soltanto qualche ora, giusto il tempo di afflosciarsi e di essere gettate via nella spazzatura. Invece, nella reggia della palude, la pallina galleggia come un oggetto evacuato perché refluo, gorgheggia nella melma, si bea del suo guadagnare la superficie di cui ignora il lezzo.
Ah, la beata inutilità delle cose che, tanto più sono inutili, tanto più servono a fare confusione, creare grancassa, generare baccano come le cianfrusaglie di un rigattiere ubriaco: con il rumore, per chiunque è difficile pensare, riflettere.
Ed è così che la biglia vuota si è guadagnata una poltrona, su cui sta, sotto alla patta del suo padrone.

L’editoriale del direttore del Tg1, Augusto Minzolini, sulla necessità di una legge che limiti le intercettazioni.

Tags: , ,

I commenti sono chiusi