L’Italia di Randy
23 Mar 2010 | Di Giuseppe | Categoria: OpinioniSono tre le scene di The Wrestler – il film interpretato da Mickey Rourke nel 2008 – che si possono mettere in parallelo con i tempi attuali.
Parlando con la figlia, il protagonista del film – un gladiatore sospeso fra recita e massacro – si descrive come “un vecchio pezzo di carne maciullata, che merita di essere solo”. Questa è l’Italia dei giorni nostri, avvilita da ruberie e prepotenze secolari, da ideali cristiani svenduti alla convenienza, da sciacallaggi a cui nessuno ha mai avuto la forza di reagire perché l’Italia è sempre stata terreno di conquista e, quando hanno smesso di occuparci i Paesi stranieri, abbiamo iniziato a colonizzarci da soli, dal Piemonte dei Savoia, al “morte ai terroni” dell’ultimo leghista con licenza di terza elementare. Siamo una nazione che addirittura fatica a riconoscersi in tratti somatici comuni e che civicamente non ha mai acquisito una coscienza civile, cioè la consapevolezza di diritti e doveri che costituisce il patto sociale fondante di uno stato. Siamo un popolo senza guida che, dopo aver raschiato il fondo del barile, aspetta il messia, uno qualsiasi. Periodicamente, qualche taumaturgo appare sulla scena politica, la quale altro non è – in Italia – che la stanzetta del potere, dove a turno ci si candida a condottieri dell’armata Brancaleone.
Per avvicinare la donna che rappresenta per lui l’ultima speranza di riscatto, Randy, il wrestler interpretato da Rourke, le offre un pupazzetto da dare al figlio. E’ un modellino di gomma che rappresenta il lottatore dei giorni migliori e che vale una piccola fortuna: 300 dollari. Quando la donna – una Marisa Tomei sempre più bella – gli chiede se è vero, l’uomo confessa la bugia, con imbarazzo bambino e cialtrone. Lei, materna, gli sorride. Anche in Italia si è indulgenti con chi mente. Ci portiamo appresso il mito della lupa che allatta tutti, amiamo amarci anche solo a parole e non vogliamo vedere in faccia la realtà perché fa male. E così accade che il primo imbonitore con la mimica simpatica e la parlantina accattivante riesce a far presa ed a conquistare il cuore del Paese (la nazione è ancora troppo acerba per avere raziocinio). Volevamo giocare all’Impero e ci fu Mussolini, volevamo sentirci indipendenti e profumati al garofano ed arrivò Craxi, volevamo voltare pagina ed essere ottimisti e Berlusconi fece il balzo del grande attore. Il re della tv, in fondo, non ha grandi colpe: ha solo approfittato dell’occasione giusta, come qualsiasi bravo imprenditore.
Il film The Wrestler si conclude con un salto, quello che mette fine alla storia, perché è la migliore soluzione possibile. Se una decisione estrema può essere risolutiva per un individuo, può rivelarsi una catastrofe per una nazione. Molti fanno finta di non accorgersi che la Grecia schiacciata dai debiti ci è prossima; sui giornali si accenna solo ogni tanto ai “Pigs”, parola che in inglese significa “maiali” e che nel gergo economico europeo è l’acronimo di Portogallo, Irlanda (e forse Italia), Grecia, Spagna, cioè i Paesi della Ue con le finanze più dissestate. La Markel ha lanciato segnali chiari: chi non può stare in Europa esce. Se andiamo a fondo, non avremo salvagenti. La corruzione, che ha ingoiato milioni di miliardi di lire negli anni (non è una esagerazione, perché basta vedere il rapporto fra debito pubblico e servizi alla collettività), si è estesa ad ogni attività; se ci riflettiamo, la logica del “favore” ci è divenuta connaturata e ad ogni diritto corrisponde una concessione. Uno Stato in queste condizioni ha vita breve.
L’Italia si sveglierà o farà il salto di Randy ad occhi chiusi, consapevole che oramai non ha più qualcosa da perdere? Secondo me, salteremo e ci faremo male, molto male.