La tripla A fasulla
5 Dic 2010 | Di Giuseppe | Categoria: OpinioniForse a molti telespettatori e lettori è sfuggita l’ultima “svista” del premier Berlusconi. Dopo la conferenza stampa congiunta con il presidente russo, Dimitri Medvedev, il 3 dicembre 2010, il presidente del consiglio è tornato ad intonare il cantico delle proprie creature ed a perorare la causa della sua indispensabilità per il Paese, anche da un punto di vista economico: “Stiamo uscendo da una crisi ed abbiamo ricevuto la tripla A da parte delle agenzie di rating internazionali“, ma questo giudizio “è sottoposto alla stabilità del governo“. La dichiarazione è stata riportata anche sul sito del Tgcom di Mediaset (http://www.tgcom.mediaset.it/politica/articoli/articolo497363.shtml) e del Sole 24 Ore (http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2010-12-05/europa-sfida-rating-063501.shtml?uuid=AYzkTKpC).
Delle due, l’una: o il grande imprenditore internazionale ha una idea molto approssimativa dell’economia italiana e delle valutazioni fatte dalle agenzie internazionali di rating, oppure il nostro grande timoniere gioca ancora una volta a fare il furbo a spese degli italiani.
Le agenzie di rating
Le agenzie di rating sono società che compiono valutazioni sul rischio creditizio connesso ad un titolo obbligazionario, ad una impresa o ad una nazione. In pratica, stabiliscono il grado di solvibilità, la capacità di pagare i debiti, la solidità economica. Questa valutazione, chiamata con il sinonimo inglese “rating”, viene espressa da un voto con una o più lettere: la tripla A (AAA) indica la massima sicurezza del capitale investito, A+ indica una affidabilità medio-alta, BBB+ corrisponde ad un livello medio-basso, B+ segnala un investimento altamente speculativo, ecc.
A livello finanziario, e quindi economico, il rating assume un notevole valore. I titoli di stato della Grecia, ad esempio, hanno un basso rating e quindi espongono gli investitori ad un grado di rischio molto superiore rispetto all’acquisto di bund tedeschi.
Se ad una nazione viene assegnato un basso rating perché le sue finanze sono poco solide, essa dovrà pagare interessi più alti affinché i suoi titoli di stato (cioè i titoli del debito pubblico che in Italia si chiamano Bot, Cct, Btp, Ctz) vengano comprati da banche e risparmiatori.
Le più importanti agenzie di rating a livello internazionale sono Standard & Poor’s (abbreviato con S&P), Moody’s e Fitch.
Le loro valutazioni sono riferite al rischio nel lungo termine (indice principale), nel breve periodo ed alla possibilità di bancarotta totale (semplificando in modo brutale). Per quanto riguarda il debito nazionale italiano, di recente Standard & Poor’s ha confermato il rating a lungo termine con A+ e quello a breve termine con A-1+. L’outlook (cioè la tendenza) è stato ritenuto stabile. Infine, per quanto attiene al rischio di convertibilità e trasferibilità fondi (parametro introdotto nel 2005), S&P ha confermato il rating AAA, cioè la tanto ambita “tripla A”, a cui ha fatto riferimento Berlusconi.
Il problema, però, nasce dal fatto che la valutazione più alta è stata ottenuta soltanto in merito al “rischio di convertibilità e trasferibilità fondi” che, tradotto in termini concreti, indica il blocco totale dell’economia del Paese, con il denaro che non può essere né trasferito né convertito con altre valute. Una eventualità pressoché teorica. Di conseguenza, la “tripla A” vantata dal premier è una valutazione che lascia il tempo che trova e che può essere vantata perfino dalla Grecia, un Paese a rischio di default (il default è l’impossibilità di pagare il debito nazionale).
Quel che rileva per gli investitori e per i risparmiatori è il rating sul breve e sul lungo periodo, in cui l’Italia ha pagelline ben più misere, come riportato anche dal sito del Popolo della Libertà il 3 novembre 2010:
http://www.ilpopolodellaliberta.it/notizie/19112/rating-internazionale-italia-promossa-merito-del-governo-che-c-e.
Utile è la consultazione del sito web della stessa S&P, la principale agenzia di rating, dove si evidenzia che l’Italia (con rating A+) è solo di un gradino più affidabile dell’Irlanda (valutata con una sola A), sia per quanto attiene al debito interno, sia per quanto riguarda il debito estero. La Spagna, di cui tanto si parla in questi giorni, ha un rating di AA, cioè una doppia A, cioè una valutazione superiore al Belpaese di Berlusconi. Per i più pignoli, riporto i link relativi ai cosiddetti Pigs (Portogallo, Irlanda, Grecia, Spagna):
Italia, Portogallo – Portugal (Republic of), Irlanda – Ireland (Republic of), Grecia – Hellenic Republic, Spagna – Spain (Kingdom of).
Come detto, i più attenti, noteranno che la Grecia ed una lunga lista di Paesi poveri godono di una “tripla A” in rapporto al rischio di convertibilità e trasferibilità dei fondi (T&C Assessment, cioè Transfer and Convertibility).
Ecco, poi, una interessante tabella pubblicata sempre sul sito di Standard & Poor’s, che riporta la situazione internazionale al 31 maggio 2010:
http://www.standardandpoors.com/ratings/articles/en/us/?assetID=1245213114875.
In questa tabella, che mostra il rating dei principali Paesi del mondo, si nota che l’Italia ha perso l’agognata tripla il 6 maggio 1998; che il 7 luglio 2004 è stata declassata con un rating di AA-; che il 19 ottobre 2006 è stata ulteriormente bocciata, con l’assegnazione di un rating A+.
La “tripla A” contrabbandata da Berlusconi – quella vera e non quella “fasulla” attribuita a tutti perché riferita ad un rischio teorico di blocco totale dell’economia – la hanno la Germania, l’Inghilterra, la Francia. E non questa povera Italia, alle prese con un presidente del consiglio che racconta balle o che, nella migliore delle ipotesi, ignora del tutto operato e valutazioni delle agenzie di rating.
Un invito
Berlusconi, quando lei parla alla tv e rilascia dichiarazioni alla stampa, la smette di credere di trovarsi al bar dello sport di Arcore o al Billionaire di Porto Cervo, dove al massimo le fanno un applauso per i risultati del Milan. A volte, ad ascoltarla, ci sono anche persone che sanno consultare Internet o che hanno letto qualche elementare nozione di economia e finanza.