Mario Monti flop: 4
14 Apr 2012 | Di Giuseppe | Categoria: Le pagellineDue sono stati i vocaboli o, meglio, i proclami con cui Mario Monti ha annunciato il suo mandato come Presidente del Consiglio, cioè come guida del Paese: equità e semplificazione.
Insediatosi a Palazzo Chigi, si è subito messo all’opera ed ha varato un governo di tecnici, di docenti e di professionisti di chiara fama.
Si doveva salvare l’Italia dal baratro verso cui l’aveva spinta il duo Bossi-Berlusconi. Secondo quanto dichiarato da fonti governative, lo Stato rischiava di non essere in grado di pagare gli stipendi, mentre il debito pubblico cresceva al galoppo, con tassi di interesse da brivido.
Il famoso spread di cui si parla da mesi, cioè la differenza di rendimento fra i Btp decennali italiani ed i corrispondenti Bund tedeschi, era arrivato a livelli insostenibili. In pratica, il default era imminente; lo Stato italiano stava andando incontro alla bancarotta.
Dopo una iniziale fase di rodaggio, i grandi investitori internazionali sono tornati a concedere fiducia all’Italia e lo spread ha iniziato a scendere.
Come scrisse Francesco Merlo su Repubblica, eravamo passati da Bombolo a Jacques Tati; il premier non era più un raccontatore di barzellette, ma un austero signore che conosceva le buone maniere e sapeva interloquire con gli altri capi di Stato senza suscitare diffidenza e risatine.
Gli italiani hanno ricominciato a sperare e respirare: finalmente, un premier dignitoso, in grado di superare la crisi.
Purtroppo, passare da Bombolo (un comico romano che voleva divertire e ci riusciva) a Tati (attore francese dai modi aristocratici) non basta, perché il Paese non ha più voglia di ridere e sempre più spesso si trova a piangere lavoratori e imprenditori che si tolgono la vita.
Tasse e balzelli che grandinano sui cittadini stanno ammazzando la speranza ed incrinando in modo sempre più netto la fiducia subito accordata a Monti ed al suo governo di professori.
Va detto che i tre quarti del salasso a cui sono sottoposti i contribuenti erano stati decisi dal governo Berlusconi con le manovre estive. Pur di non pagare il prezzo della conseguente impopolarità, l’uomo di Arcore si è fatto volentieri da parte recitando il ruolo dello statista responsabile, lasciando il compito del bounty killer al bocconiano che dialoga in inglese.
Coraggiosamente, Monti ha caricato i suoi revolver ed ha iniziato a sparare. Era necessario e, fra una lacrima della Fornero e qualche sussiegosa conferenza stampa, ha iniziato ad impallinare i portafogli della popolazione.
Però, pur dovendo ripristinare l’ordine con la brutalità delle imposizioni fiscali, avrebbe potuto dare concretezza alle sue conclamate linee guida: equità e semplificazione.
Finora, non ne è stato capace ed il bilancio dei 100 e passa giorni del suo governo è un campo di battaglia dove si contano i cadaveri dei più deboli e dove i più forti stanno in retroguardia a godere di grassi privilegi.
Per raccontare che fine ha fatto la bandiera dell’equità, basta citare un esempio: la tassazione dei dossier titoli dei risparmiatori, cioè il prelievo fiscale sui risparmi, che prevede un tetto massimo e non un tetto minimo come suggerirebbe la logica (prima dell’equità). In sostanza, se un lavoratore vende la casa costruita con una vita di sacrifici ed investe un gruzzolo di 600.000 euro (da destinare magari all’acquisto dell’abitazione per il figlio), nell’anno 2012 pagherà 600 euro, esattamente la metà di quanto verserà chi ha titoli per 12 o per 120 milioni di euro: infatti, sempre per il 2012, è stato stabilito un tetto massimo di 1.200 euro. Dal 2013, tale tetto verrà abolito, dando tutto il tempo ai super ricchi di trasferire altrove o di celare i propri patrimoni.
Non solo: la tassazione del risparmio, attuata senza stabilire soglie minime, finisce per configurarsi come una doppia imposizione per i lavoratori virtuosi, i quali prima pagano per i propri redditi e poi versano un’altra imposta sugli eventuali risparmi accantonati facendo rinunce. In tal modo, con follia da kamikaze, si va ad intaccare proprio quella caratteristica che ha permesso all’Italia di rendere accettabile agli investitori il suo enorme debito pubblico: la spiccata propensione al risparmio delle famiglie, che rende il Paese più ricco di quanto appare dai suoi conti pubblici.
Altro esempio al volo: è giusto obbligare un anziano che percepisce poco più di 1.000 euro di pensione a diventare correntista bancario? Forse lo Stato dubita della provenienza delle sue erogazioni imponendo la tracciabilità anche per esse? Dalla sera alla mattina, gli italiani diventano un popolo cliente degli istituti di credito. Le banche gongolano – casualmente, la Fornero e Passera sedevano nel consiglio di amministrazione di Intesa San Paolo – ma le persone di una certa età come faranno a prelevare i propri soldi? impareranno ad usare il bancomat? oppure saranno costretti a rivolgersi allo sportello pagandone le commissioni?
Per riferire della sorte della semplificazione, basta assistere al giostra che ruota attorno all’Imu, la tassa federalista anticipata di 2 anni in via sperimentale. L’ultima piroetta è rappresentata dalla modalità di pagamento dell’imposta, che dovrà avvenire soltanto tramite Modello F24. Quanti saranno i contribuenti costretti a rivolgersi ad un commercialista? e quanti saranno coloro che, per risparmiare, faranno da soli andando incontro a possibili errori?
Per non parlare dell’emendamento idiota proposto dal Pdl e forse accolto dal governo, con cui si vorrebbe far pagare l’Imu sulla prima e sulla seconda casa in tre rate (a giugno, settembre e dicembre), come se nei due mesi estivi la gente vincesse in massa al Lotto.
Inoltre, è sufficiente leggere l’attuale disciplina dell’Imu per verificarne i mille rimandi a leggi, decreti, risoluzioni precedenti, nonostante i quali le norme rimangono poco chiare, lacunose, a volte contraddittorie.
Partendo dalle manovre di Tremonti della scorsa estate e proseguendo con la litania di circolari e risoluzioni necessaria per risolvere il rebus della gabella sugli immobili (una delle tante), viene da chiedersi se a legiferare sia il Norman Bates protagonista del film “Psycho” di Hitchcock.
Giusto per aggiungere la ciliegina sulla torta guasta: nel provvedimento contenente i nuovi Modelli F24 e F24 Accise per il pagamento dell’Imu, si legge che “in un’ottica di economicità”, per smaltire le scorte esistenti, l’obbligo di utilizzare il rinnovato modello “F24” cartaceo “è stato differito alla data del 1° giugno 2013”, mentre con la gragnuola di nuovi codici tributo istituiti ad hoc si costringono gli uffici comunali ad accrescere lavoro e mole di adempimenti burocratici.
Equità e semplificazione. Purtroppo, ogni volta che Monti pronuncia i due vocaboli, si sente l’eco di certe rassicurazioni da magliaro ascoltate fino allo scorso anno. Questa eco supera le Alpi e c’è poco da stupirsi se lo spread ha smesso di scendere ed ha ricominciato la sua corsa verso l’alto. I nostri pifferai magici all’estero hanno sempre avuto poca fortuna.
Fino ad ora, abbiamo visto all’opera ragionieri poco attenti, solerti solo nell’ideare nuovi balzelli e non nel prevederne le conseguenze. Anche a questo proposito, l’esempio è sotto gli occhi di tutti coloro che si informano un po’: l’ignobile carosello di cifre sui cosiddetti esodati, cioè su coloro che avevano deciso di andare in pensione e che si ritrovano senza stipendio e senza vitalizio, grazie al ministro Fornero, la stessa professoressa che esordì con toccanti lacrime, che biasimò l’aspirazione al posto fisso pur avendo marito e figlia stipendiati nella sua stessa università, che sbottò con un “Decido io” a proposito della riforma dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, che ha introdotto norme sulla previdenza con cui sono stati lasciati in un limbo 65.000 ex lavoratori (secondo il ministero del lavoro), o 130.000 secondo l’Inps, oppure 350.000 secondo i sindacati.
Data la scadente prova ragionieristica, si attende ora l’esordio da economista di questo governo. Lo slogan “Cresci Italia” resta ancora un pura dichiarazione di intenti. Forse sincera.
Fino a ieri ero incazzato a sangue per questa storiaccia dell’IMU. Sapete oggi che faccio? RIDO.. alla grande. Questi politici pezzenti stanno sognando di intascarsi 10-15 miliardi da questa tassa. Qui si vede la distanza siderale che li separa ormai dal resto del Paese. Stanno già litigando per come spartirsela e non si rendono conto che non la pagherà quasi nessuno perchè i soldi sono finiti!!! Stanno calcolando i miliardi, e tra poco parte la pernacchia generale!!! Ohi, ohi, scusatemi, questa è davvero troppo forte.