Maurizio Belpietro: 4
27 Dic 2010 | Di Giuseppe | Categoria: Le pagellineQuasi quasi mi organizzo un bell’attentato: ingaggio un killer (uno che sa prendere la mira, ovviamente), mi faccio sparare e chiedo alla sua gang di distribuire volantini e comunicati stampa in cui si afferma che l’attentato è stato ordito da un mio noto rivale politico. Così, alla fine, non solo passo per una povera vittima, ma incasso un consenso politico senza precedenti, perché gli elettori hanno già dimostrato di abboccare a tutto.
Nel periodo di Natale, il consumo di favole conosce una tradizionale impennata; se le sorbiscono adulti e piccini e se le raccontano un po’ tutti. Considerato che i tempi sono cambiati, Cappuccetto Rosso può ben diventare il presidente della Camera e – giusto per aggiungere il sapore di italico intrigo che non manca mai sul desco, come il cumino nei cibi marocchini – l’agnello può pure trasformarsi in orco cattivo. Certo, la credibilità è un’altra cosa, ma si sa che durante le feste si è meno vigili e che lo spumante annebbia l’attenzione.
Stavolta, la favola viene raccontata da Maurizio Belpietro, che ha una autorevole faccia da cantastorie medievale: mascella sagomata come un panzer, sguardo fiero ed un po’ vitreo, portamento impettito e tono di voce in grado di soverchiare ogni rumore; se sfoderasse una spada ed iniziasse a sciabolare su un palco, sarebbe un attore perfetto, un guitto d’alto bordo (attenzione, il termine guitto non viene usato per offendere, ma per sottolineare la recita, la farsa) capace di ammutolire anche il Vittorio Gassman di Brancaleone alle Crociate. Come menestrello, giullare, intrattenitore di corte, Belpietro ha le fisique du role e la padronanza della scena, oltre che la nobiltà derivantegli dall’essere un direttore di testate da parecchi anni. Pur essendo abbastanza giovane, questo giornalista può vantare una carriera professionale con i fiocchi.
Invece che da squilli di tromba, l’entrata del Belpietro viene annunciata da un titolo a tutta pagina, perentorio come una sentenza: “Fini è fallito“, titolo sovrastato da un occhiello eloquente (“Il kamikaze“). Il pezzo del direttore di Libero introduce un articolo che inizia così: “Più sono grandi, più fanno rumore quando cadono. Gianfranco Fini non è mai stato un titano della politica e questo spiega perché il suo crollo, invece di ‘boom’, stia facendo ‘plof’. La caduta del presidente della Camera però colpisce lo stesso, se non altro per la rapidità con cui è avvenuta.”
Dalla musica, si intuisce subito la morale della favola. Però, vale la pena citarne alcuni passaggi, pubblicati e stra-citati in queste ore su Internet.
Ecco il testo firmato da Belpietro.
“Girano strane voci a proposito di Fini. Non so se abbiano fondamento, se si tratti di invenzioni oppure, peggio, di trappole per trarci in inganno (…) Toccherà ad altri accertare i fatti.
La prima storia è ambientata in Puglia, anzi, per la precisione ad Andria (…) Qui qualcuno avrebbe progettato un brutto scherzo contro il presidente della Camera. Non so se sia giusto parlare di attentato, sta di fatto che c’è chi vorrebbe colpirlo in una delle sue prossime visite e per questo si sarebbe rivolto a un manovale della criminalità locale, promettendogli 200 mila euro. Secondo la persona che mi ha fatto la soffiata, nel prezzo sarebbe compreso il silenzio sui mandanti, ma anche l’impegno di attribuire l’organizzazione dell’agguato ad ambienti vicini a Berlusconi, così da far ricadere la colpa sul presidente del Consiglio. Per quel che ne ho capito, l’operazione punterebbe al ferimento di Fini e dovrebbe scattare in primavera, in prossimità delle elezioni, così da condizionarne l’esito. Vero? Falso? Non lo so, chi mi ha spifferato il piano non pareva matto.
La seconda storia è ambientata a Modena. Qui lo scorso anno, un tizio uguale in tutto e per tutto a Gianfranco Fini si sarebbe presentato a una signora che esercita il mestiere più vecchio del mondo (…) La signora, che giura di essere nipote di un vecchio camerata, in cambio delle prestazioni avrebbe ricevuto mille euro in contanti (…) Mitomane? Ricattatrice? Altro? Boh!
Perché mi sono deciso a scrivere delle due vicende? Perché se sono vere c’è di che preoccuparsi: non solo qualcuno minaccerebbe l’incolumintà del presidente della Camera al fine di alimentare un clima di tensione nel Paese, ma la terza carica dello Stato dopo aver fatto il moralista con Berlusconi ora sarebbe inciampato in una vicenda a sfondo erotico peggiore di quelle rimproverate al Cav (…) Se invece è tutto falso, attentato e puttana, c’è da domandarsi perché le due storie spuntino in prossimità dello scontro finale tra Fini e Berlusconi. C’è qualcuno che ha interesse a intorbidire le acque, diffamando il presidente dellla Camera? Oppure si tratta di polpette avvelenate che hanno come obiettivo quello di intaccare la credibilità di Libero?”
Evitando di sparare sulla Croce Rossa ironizzando sulla credibilità di Libero, come molti hanno fatto e come forse non è giusto fare senza elencare tutti i flop del giornale, viene da porsi qualche domanda alla Bertoldo.
1) “Toccherà ad altri accertare i fatti“. Se si fa riferimento alla magistratura, l’asserzione è sacrosanta. Se si fa riferimento alla veridicità di quanto raccontato, la questione cambia. Chi dovrebbe verificare le fonti se non il giornalista? Le false veline sul caso Boffo non hanno insegnato nulla? Raccontare pettegolezzi è mestiere di vecchine annoiate che si consolano fra i banchi del mercato infilando le storie delle disgrazie altrui come un rosario di agli e cipolle. Lo stile “microfono aperto” non usa più neanche su TeLe-Canto.
2) “…qualcuno avrebbe progettato un brutto scherzo contro il presidente della Camera” per colpirlo “in una delle sue prossime visite” in Puglia. “Non so se sia giusto parlare di attentato“. Dunque, un burlone sarebbe così pirla da mettere in piedi una aggressione alla terza carica dello Stato rivolgendosi ad un “manovale della criminalità locale“? Se non si interviene con un Tso (Trattamento sanitario obbligatorio) per motivi d’igiene mentale, occorre rivolgersi all’Unicef per proteggere questo ignoto infante dalla sua ingenuità. Inoltre, fra persone con senno superiore a 0,5, una iniziativa del genere va a finire dritta dritta nella categoria degli attentati. A meno che l’autore del “fondo” non voglia fare intendere che il diabolico piano possa essere orchestrato dallo stesso Fini. In questo caso, però, si torna alla favoletta iniziale, buona solo nel periodo natalizio, oppure spendibile in un dopolavoro ferroviario in occasione della recita di fine anno dei bimbi delle elementari.
Se poi si volesse essere una ‘nticchia maligni, si potrebbe rilevare anche il lato comico delle affermazioni: a scrivere è lo stesso Belpietro che denunciò di avere subito un tentativo di aggressione da parte di un delinquente a cui si inceppò la pistola dopo una lunga attesa sul pianerottolo di casa, che fuggì per le scale inseguito da un caposcorta successivamente trasferito, così fesso da non saper sparare ma così bravo a dileguarsi da non lasciare traccia, se non nelle parole del Belpietro. E, sempre in tema di attentati alle cariche dello stato, viene in mente che a mettere in giro le “strane voci a proposito di Fini” sia il Belpietro fiancheggiatore dell’unico premier della storia dell’umanità ad aver subito un attentato con un souvenir arraffato da una bancarella: un martirio che la Storia accomunerà a quelli di JFK, Rabin, Sadat e Benazir Bhutto.
3) “Vero? Falso? Non lo so, chi mi ha spifferato il piano non pareva matto“. Torniamo alla solita domanda: chi diavolo dovrebbe fare una prima scrematura della verosimiglianza di un fatto se non il giornalista che scrive l’articolo? Che il delatore non sembrasse matto lo si può dare per scontato; lui no, non sembra matto. Lui.
4) “La seconda storia è ambientata a Modena“, dove “un tizio uguale in tutto e per tutto a Gianfranco Fini” sarebbe andato con una mignotta pagandola 1.000 euro. Urca! Adesso si capisce da dove provenga la valanga di voti per il centrodestra: dalle prostitute italiane che hanno scoperto il loro Eldorado, a partire da Berlusconi che sgancia buste con 5-7.000 euro e dal più micragnoso Fini che lascerebbe compensi di mille euro. I conti tornano: è vero o no che Berlusconi ha definito il suo “Il partito dell’amore“, senza specificare se gratis o a pagamento? Se si continua con questa politica economica inflattiva, i puttanieri italiani saranno costretti a chiedere un mutuo per qualche ora di svago.
5) “Perché mi sono deciso a scrivere delle due vicende?” Già, perché? non bastano i cinepanettoni? E poi: “Se invece è tutto falso, attentato e puttana, c’è da domandarsi perché le 2 storie spuntino in prossimità dello scontro finale tra Fini e Berlusconi. C’è qualcuno che ha interesse a intorbidire le acque, diffamando il presidente dellla Camera?” Ma no, dai, Belpietro, chi vuoi che abbia interesse a gettare fango su Fini? Ma che vai a pensare? proprio tu, poi? Oddio, visto che si tratta di una “notizia” pubblicata soltanto su Libero e firmata dal suo direttore, si potrebbe far notare che la domanda suona un tantino amena: è come se chi lanciasse il sasso chiedesse il nome di chi ha compiuto il gesto, ponendo la domanda al folto pubblico che ha assistito al “crimine” alla luce del sole. Dico: Belpietro, non penserai mica che i tuoi lettori siano tutti così scemi da non notare la contraddizione?
6) “Oppure si tratta di polpette avvelenate che hanno come obiettivo quello di intaccare la credibilità di Libero?” Quest’ultima domanda di Belpietro raggiunge le vette del sublime. Tralasciando il fatto che ci si potrebbe chiedere cosa c’entrerebbe Libero con il gioco del piccolo killer e le puttane in disarmo di Fini, viene spontaneo sorridere al facondo direttore che, evidentemente, ha festeggiato con troppa foga il 25 dicembre. Ma come: prima cucini le polpette e te le mangi invitando anche i tuoi lettori a cotanto desinare e poi ti chiedi se si tratta di polpette avvelenate? Ma ci sei o ci fai? Bastava non raccontare questa storia e le polpette sarebbero finite tra i rifiuti. Quasi sempre, basta tirare lo sciacquone per risparmiarsi il fetore e, magari, qualche figura affine alla sostanza espulsa.
Secondo il quotidiano “Repubblica”, su quanto scritto da Belpietro starebbe per aprire un’indagine il procuratore di Trani, Carlo Maria Capristo. Anche se forse – a detta del segretario amministrativo di Futuro e Libertà, Nino Lo Presti – sarebbe più opportuno aprire una cartella clinica.
Per concludere: come mai queste riflessioni finiscono nella categoria delle “Pagelline”? Perché l’esame da giornalista professionista non è dei più facili e perché è assai difficile arrivarci se non si hanno o non si vogliono santi in paradiso. Quindi, considerata la prova fornita dal Belpietro, appare buona cosa che lo stesso direttore torni nei locali dell’Ergife (l’hotel romano dove si svolgono gli esami scritti) per un supplemento di abilitazione.
P.s. Poiché, come scritto, Belpietro può vantare una carriera giornalistica da fare invidia a chiunque e poiché la scrittura fa emergere la verità meglio del vino (“in vino veritas”), la spiegazione più logica e credibile è che il direttore di Libero abbia voluto scherzare, almanaccare, gingillarsi con qualche teoria tanto grossolana quanto illogica. Il granitico direttore non può cadere nei tranelli che egli stesso si tende. Perbacco!