‘O barone e la foglia di fico
12 Gen 2008 | Di Giuseppe | Categoria: OpinioniLe etichette sono un valore aggiunto, a cui si ricorre quando quello reale non basta.
Mi ha sempre divertito ed a volte indignato l’uso che si fa nel nostro Paese dei titoli nobiliari, di studio, professionali, di status. Ad esempio, ho sempre pensato che, quando una donna si fa chiamare marchesa, lo fa per coprire con un velo certe bassezze sfuggite alle regole del lignaggio (solitamente, si tratta di alcove affollate). Così come dubito della professionalità di certi contabili che, parlando di sé, usano con astuzia d’accatto la terza persona singolare e dicono: “Il professore…” (parlo per esperienza diretta e mi riferisco ad un consulente che aveva scarsa dimestichezza con i numeri ed ampia confidenza con gli inchini). Mi vengono in mente certi premi di poesia che includono nella intestazione il termine “internazionale” per esorcizzare la paura di non uscire dai confini rionali (circostanza quasi sempre verificata). Con un facile gioco di parole, si potrebbe sintetizzare sentenziando che l’attributo serve ad esaltare attributi altrimenti modesti, come un aggettivo pomposo inserito per imbellettare un concetto banale. Si tratta di artifici retorici che pescano nel nostro passato più o meno borbonico (tutta l’Italia è paese ed Azzeccagarbugli era del Nord, mi pare), usati per abbindolare le folle e soprattutto gli ingenui col complesso del q.i. basso o degli studi stentati. E, come ogni artificio, quello del piedistallo esibito è un trucco debole nella sostanza ma efficace nei risultati, che si ripete nel tempo come un teorema collaudato, applicabile a mille e più situazioni: l’umile si inchina ed il magliaro gonfia petto e saccocce.
Per farla breve: i titoli sono sempre – a mio avviso – indice di provincialismo e di ristrettezze mentali, sociali, culturali. In Francia, all’Eliseo (la sede del premier), troviamo monsieur le président (il signor presidente); negli Stati Uniti, alla Casa Bianca, siede mr. president (anche in questo caso, il signor presidente). In Italia, il Paese occidentale peggio governato degli ultimi 40 anni, abbiamo avuto ultimamente un Cavaliere ed un Professore.
Quindi, giuro: se si dovesse passare alla elezione diretta del premier, voterò il primo signor Rossi in lista, che si presenterà alle urne senza foglie di fico per nascondere attributi da bimbo.