P. Odifreddi: 4+
2 Dic 2015 | Di Giuseppe | Categoria: Le pagellineDurante la puntata del primo dicembre 2015 del programma “La strada dei miracoli”, trasmesso su Rete4 e condotto da Safiria Leccese, un uomo di scienza si è macchiato del peccato più grave che una persona intelligente possa commettere: la risata dell’ignorante. Il reo è Piergiorgio Odifreddi, noto matematico, logico e saggista, insignito nel 2005 dell’onorificenza di Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana dall’allora presidente Carlo Azeglio Ciampi.
Odifreddi ha al suo attivo una notevole produzione bibliografica, sia specialistica, sia divulgativa; ha studiato e insegnato all’estero, collezionando una lunga lista di riconoscimenti.
Durante l’ultima puntata de “La strada dei miracoli”, nello studio televisivo si dibatteva del caso del preside di Rozzano, comune dell’hinterland milanese, che ha vietato i festeggiamenti natalizi per non turbare gli alunni di fede non cattolica.
Odifreddi, in collegamento esterno da Torino, sosteneva che la scuola deve essere laica ed evitare di entrare nel campo degli insegnamenti religiosi. Luigi Amicone, direttore della rivista “Tempi”, ha obiettato che le aule dovrebbero essere un luogo aperto e che l’apprendimento deve seguire la linea dell’inclusione, dell’allargamento, e non della limitazione, dei divieti. Nel suo intervento, Amicone ha usato l’aggettivo “unitivo” riferendosi al momento dei festeggiamenti natalizi; cioè, la ricorrenza potrebbe essere l’occasione di un incontro anche con culture diverse, come quella musulmana.
Prima di ribattere, il matematico ha servito una bella frittata a se stesso e ai telespettatori, benché – forse – in pochi se ne saranno accorti: si è messo a ridacchiare. Quando la conduttrice gli ha chiesto il motivo della sua ilarità, Odifreddi ha risposto che la reazione era stata causata dall’aggettivo “unitivo” usato dal giornalista al posto di “unitario“. Poi, ha continuato ad esporre il suo punto di vista, elargendo anche lezioni di storia sulle origini delle celebrazioni di fine anno.
Il suo atteggiamento è apparso (semplicemente apparso) di malcelata sufficienza su un argomento che forse meritava una trattazione più disciplinata e approfondita, nonostante un Alessandro Cecchi Paone in preda a narcisismo terminale. A colpire maggiormente, però, è stata la percezione che l’accademico non conosca la differenza di significato fra “unitivo” (tratto dal tardo latino unitivus e riferito a ciò che è atto a unire) e “unitario“. Infatti, il termine, benché non comune, era stato usato in modo appropriato da Amicone, mentre l’aggettivo “unitario” avrebbe cambiato il senso della frase, privandola dell’intento coesivo voluto dal direttore di “Tempi”.
Se una mente raffinata come quella di Piergiorgio Odifreddi, autore di testi e articoli in italiano e inglese, inciampa nel vocabolario della lingua italiana, il segnale è pessimo: non solo un logico dimostra di non afferrare le argomentazioni lineari di un interlocutore, ma un uomo di cultura espone pubblicamente una sua lacuna lessicale come un qualsiasi opinionista da barberia. La nostra lingua nazionale è davvero in coma e la comunicazione rischia di trasformarsi in una arrampicata su ragnatele tanto fragili quanto imbastardite.
La pagellina non può che essere severa, soprattutto quando si attribuisce ai migliori: 5 in logica, 4 in buona educazione, 4 in italiano. Insomma, un 4+ complessivo è ben meritato.
La schiatta degli ignoranti che ridono quando non sanno continua a proliferare.
Urge una prece per i vocabolari in estinzione.
NOTA
Chi volesse verificare la competenza linguistica di Odifreddi può collegarsi al sito di Mediaset e rivedere la puntata de “La strada dei miracoli” cliccando qui.
TRASCRIZIONE
1) Domanda della Leccese dopo l’intervento di Amicone: «Odifreddi, perché ride?» Risposta con risatina: «Mi piaceva… mi piaceva anzitutto dal punto di vista linguistico l’unitivo» (dopo 1 ora e 51 minuti dall’inizio della trasmissione).
2) La Leccese ridà la parola a Odifreddi che persevera: «Ah, dunque, io ridevo per l’aggettivo unitivo, invece di unitario» (1 ora, 51 minuti e 16 secondi).