Pierluigi Battista: 4
21 Gen 2013 | Di Giuseppe | Categoria: Le pagellinePremessa
Ho sempre sorriso delle pulci che pretendono di insegnare la strada agli elefanti. Quando un allievo si alza in piedi per bacchettare un maestro, quasi sempre l’esito è comico e si prova un po’ di pena per chi pretende troppo dalla propria intelligenza. Stavolta, tocca a me fare la pulce; anzi, tocca a me tentare di fare le pulci ad un giornalista di rango come Pierluigi Battista del Corriere della Sera. Mi auguro di non suscitare troppa ilarità.
Giudici ottusi e critici acuti?
Il tema è ancora il terremoto dell’Aquila e, specificatamente, quello delle motivazioni della sentenza con cui i componenti della Commissione Grandi Rischi della Protezione civile sono stati condannati a 6 anni di reclusione.
Per quanto mi riguarda, come già scritto su questo blog, ho trovato lucida e coraggiosa la decisione del giudice Marco Billi e già nel giorno successivo all’emissione del verdetto ho ritenuto che si stesse montando una polemica pretestuosa basata sull’assunto che i giudici sono stupidi ed ottusi, mentre gli studiosi sono acuti e perseguitati. Come si ricorderà, nell’ottobre scorso ci fu una levata di scudi contro la sentenza emessa in primo grado a L’Aquila, perché con essa si sarebbe preteso che gli scienziati fossero maghi e che prevedessero il terremoto del 6 aprile 2009. Non era così e le motivazioni della decisione, pubblicate il 18 gennaio scorso, lo hanno chiarito.
Corsivo di Pierluigi Battista de Il Corriere della Sera
Oggi, 21 gennaio 2013, Pierluigi Battista torna sull’argomento con un corsivo sul Corriere della Sera, poche ore dopo la toccante puntata di PresaDiretta, il programma condotto da Riccardo Iacona su RaiTre, dedicata al processo aquilano.
Documenti
» Articolo di Pierluigi Battista pubblicato nella rassegna stampa della Camera (sul sito).
» Articolo di Pierluigi Battista pubblicato nella rassegna stampa della Camera (in locale).
Il noto giornalista del Corriere della Sera scrive quanto segue.
“Il collegio dei giudici (forse sbaglio, ma mi risulta che la sentenza sia stata emessa da un giudice monocratico e cioè dal solo Marco Billi, n.d.r.) che ha condannato per omicidio colposo gli scienziati della Commissione grandi rischi, rei di non aver previsto il terremoto dell’Aquila (piccola imprudenza di Battista: scrivere ‘rei di non aver previsto il terremoto’ non è la verità ma, forse, è solo la convinzione pregiudiziale dell’autore del pezzo, n.d.r.), nelle motivazioni ovviamente sostiene che non è vero che gli scienziati siano stati condannati per non aver previsto il terremoto: «ciò che si rimprovera agli imputati non è, a posteriori, la mancata previsione del terremoto o la mancata evacuazione della città de L’Aquila». Però, poco più in là, si legge che si imputa loro «la violazione di specifici obblighi in tema di valutazione, previsione, prevenzione del rischio sismico». Compare una parola: «previsione». La prima volta si dice che «non si rimprovera la previsione del terremoto (semmai, la mancata previsione del terremoto; altra disattenzione dell’articolista, n.d.r.)», la seconda che si imputa «la violazione di obblighi» (queste virgolette sono state aggiunte da me, perché Battista ha dimenticato di chiuderle, n.d.r.) in tema di previsione. Prima si dice una cosa. Poi si dice l’opposto. Del resto, era difficile condannare degli scienziati per non aver allertato la popolazione e, soprattutto, per averne causato la morte, senza dire che avrebbero dovuto allertare una popolazione per un previsto terremoto (l’opzione di ‘eventuale’ terremoto non sarebbe stata plausibile? n.d.r.). Ma se i terremoti non sono prevedibili? Niente, non se ne esce. Perché non se ne può uscire.”
Il gran finale scritto dal noto giornalista
Poco più avanti, ecco il gran finale dello Sherlock Holmes (o del Freud) degli atti giudiziari: “Ma a beneficio di tutti i commentatori che solennemente proclamavano «leggiamo le motivazioni» quando venne annunciata la condanna degli imputati, queste poche righe, in cui si racchiude una clamorosa contraddizione logica, rivelano ciò che il semplice buon senso avrebbe dovuto dettare anche allora. Domande di semplice buon senso: cosa avrebbero dovuto dire gli scienziati per non cadere nei reati che sono stati contestati loro, per non essere addirittura accusati e condannati per aver causato la morte di poveri innocenti? Avrebbero dovuto dire, in conseguenza di uno dei purtroppo numerosi sciami sismici che funestano il territorio, che ci sarebbe stato un grave rischio pur senza essere in grado di prevederne esattamente l’ora e il giorno e l’epicentro? Avrebbero dovuto suggerire l’evacuazione dell’Aquila sine die, per settimane, per mesi, per anni?
Avrebbero potuto quello che adesso fanno sempre: massimizzare il senso di rischio, per non sbagliare e per mettersi preventivamente a posto con i rischi, non del terremoto, ma di una giustizia che dice che non sei condannato per una non «previsione» ma che sei condannato per una non «previsione». Cose che succedono. Solo in Italia, però.”
L’evacuazione de L’Aquila, solo un pretesto
Sgombriamo il campo da una delle obiezioni più stupide e più frequentemente ripetute e cioè quella della evacuazione de L’Aquila. Anche nei giorni successivi al terremoto, si sentirono in televisione domande del tipo: “Avremmo dovuto sgomberare la città?”, “Dove avremmo messo tutti gli aquilani?”, “Avremmo dovuto trasferire la gente a Sulmona e viceversa?”.
Quando una tragedia costa il sangue di 309 persone, in gran parte giovani, è preferibile non azzardare risposte simili, perché verrebbe da pensare che si è preferito lasciare la popolazione nelle proprie case a morire, piuttosto che evacuarla. Inoltre, va tenuto presente che L’Aquila è una città con enormi spazi, da quelli delle sue due caserme, alla piazza d’armi, al prato antistante Collemaggio, ecc. ecc. E, comunque, se proprio non avessero saputo come fare, sarebbe bastato chiedere consiglio ai luminari Enzo Boschi e Franco Barberi che promossero una migrazione di portata doppia alla Garfagnana nel gennaio 1985 (100.000 individui, rispetto ai 60.000 residenti de L’Aquila).
La parola spia di un intento inquisitorio
Ed ora passiamo ad argomentazioni serie. In sostanza, il noto giornalista del Corriere della Sera pretende di aver saputo cogliere in fallo il magistrato (si ripete che la sentenza è stata emessa da un giudice monocratico e cioè da Marco Billi) evidenziando una sua presunta contraddizione, spia di un atteggiamento mentale inquisitorio. La parolina «previsione», scappata dalla penna del giudice in uno o più fogli delle 943 pagine di motivazioni, farebbe intuire che egli ha condannato gli imputati per non essere stati capaci di profetizzare la catastrofe. Ci risiamo con la supponenza dei commentatori più o meno titolati, che si collocano su un piedistallo per sovrastare la pochezza dei magistrati.
Oltre 900 pagine di sentenza per “scagionarsi”?
Senza mezzi termini, mi chiedo: come si fa ad essere così sprovveduti da ritenere gli altri tanto ingenui? come si fa a rilevare contraddizioni così illuminanti presupponendo, di conseguenza, che tutto il poderoso impianto delle motivazioni sia servito a confutare la tesi oscurantista? Si può davvero ricorrere ad argomentazioni così pusillanimi? Pierluigi Battista ha scherzato o pensa realmente di aver risolto il presunto “nodo” delle motivazioni?
Documenti
» Le motivazioni della sentenza emessa il 22 ottobre 2012, rese note il 18 gennaio 2013.
Nessun passo falso, solo citazione di norme violate
A parte la frase finale, scritta o trascritta male o sibillina o del tutto sconnessa (“una giustizia che dice che non sei condannato per una non «previsione» ma che sei condannato per una non «previsione»”), è mai possibile che il giornalista non si sia dato la risposta più banale ed intuitiva e cioè che Marco Billi ha semplicemente riportato quanto scritto nella legge istitutiva del “Servizio nazionale della protezione civile” (Legge n. 225 del 24.02.1992), in cui la parola “previsione” è ripetuta 24 volte? Non sa, Battista, che la dizione testualmente esatta della Commissione Grandi Rischi è “Commissione nazionale per la previsione e la prevenzione dei grandi rischi”? Ci si esibisce in un nominalismo ex post?
Come si fa a difendere l’operato a L’Aquila degli addetti alla pubblica incolumità – questa è, in pratica, la funzione degli organismi della Protezione Civile – quando non hanno nemmeno suggerito alla popolazione di tenere vicino una bottiglietta d’acqua ed un fischietto, come dichiarato da una ragazza aquilana durante il programma “PresaDiretta” trasmesso ieri, 20 gennaio 2013? Allestire una mini-tendopoli o montare solamente qualche tenda da campo per i più timorosi appariva blasfemo? o si temevano i costi eccessivi, in rapporto ai 185 milioni di euro spesi per ospitare il G8 nel capoluogo abruzzese, distrutto ma esibito come una cartolina-ricordo?
Documenti
» La Legge n. 225 del 24.02.1992 istitutiva del Servizio nazionale della protezione civile.
» Articolo sulle motivazioni della sentenza e sul servizio di PresaDiretta al processo.
«Niente, non se ne esce»
Su un punto Battista sembra avere ragione: «Niente, non se ne esce». Quando non si capisce o non si vuol capire, quando la tesi è precotta e manca il carattere per ammettere gli errori, è inutile insistere, argomentare, dialogare. Alla fine, ognuno si tiene stretta la verità che merita.
Il lieto finale celebrato su Twitter
Comunque sia, il lieto fine non manca al bonario Pigi Battista, la cui voce cantilenante seda spesso i furori dei dibattiti televisivi: tramite Twitter, Boschi ha sentenziato: «Articolo intelligente e ineccepibile di @PierluigiBattis sul Corriere della Sera di oggi, pag.29. Il trionfo del buon senso e della Ragione!» Dal canto suo, il giornalista ha cinguettato «@enzo_boschi grazie. E auguri». «@PierluigiBattis Per fortuna ci sono uomini come Lei, altrimenti impazzirei» è stata la riconoscente replica. Così, vissero felici e contenti.
Auguri agli aquilani per la loro tempra
Gli auguri vanno fatti anche agli aquilani sfollati, a coloro che hanno perso una persona cara, a chi è rimasto traumatizzato dal sisma: continuare a buttar giù rospi e rospetti dopo la mannaia del destino non è facile, non è affatto facile. Certe cose accadono. Solo in Italia, però.
Nota a margine su Enzo Boschi
Nota a margine. Il povero Giampaolo Giuliani, il tecnico di ricerca che venne sbeffeggiato e denunciato per i suoi allarmi e che salvò la sua famiglia e tutti gli abitanti della sua frazione, si è chiuso nel silenzio ed è in pensione. L’accademico dei Lincei, Enzo Boschi, invece, in questi giorni sta tempestando Twitter di messaggi. E’ evidente la sua agitazione e, dal punto di vista umano, è più che comprensibile. E’ dura piombare dalle stelle alle stalle, nell’età in cui ci si dovrebbe godere un po’ di riposo dopo una vita di lavoro. Tuttavia, non posso fare a meno di accostare la sua ciarla (si perdoni il vocabolo) al cuore muto degli aquilani, come scritto ieri da una ragazza su Twitter. Mentre Boschi si sbraccia ed abbraccia chi solidarizza con lui, migliaia di persone vivono in silenzio il proprio calvario quotidiano. Con grande dignità. Purtroppo non imitata da chi più dovrebbe dimostrarne.
…e vissero felici e contenti…
Gli articoli sul terremoto a L’Aquila pubblicati in precedenza
» Terremoto, il testo della sentenza. PresaDiretta a L’Aquila.
» Terremoto L’Aquila: Commissione Grandi Rischi, condanne a 6 anni. Poco!
» Sentenza terremoto a L’Aquila, gli scienziati protestano
» Bertolaso shock: la verità sulla situazione non la si dice