Pifferai in fuga e montagne russe nel paese dei balocchi

12 Set 2011 | Di | Categoria: In primo piano: note

Ore 10.37 di lunedì 12 settembre 2011. Ansa: “Milano amplia calo, -4%. Picco spread a 380 punti”. Ennesimo crollo in Borsa ed ennesimo volo dello spread, cioè della differenza di rendimento fra i Btp decennali italiani ed i Bund tedeschi con stessa scadenza. Domani o dopodomani l’altalena ricomincerà con un nuovo apprezzamento del listino di Piazza Affari.
Appaiono così triti e poco sensati i titoli apparsi sulla stampa, nei quali si parla di verifica dei mercati in relazione alla manovra economica varata dal governo Berlusconi (varata… si fa per dire, visto che non è stata ancora approvata dai due rami del Parlamento, a causa delle ripetute stesure e degli aggiustamenti ad hoc).
Nel paese dei balocchi, dove si preferiscono le favole piuttosto che i fatti, sentiremo dire che l’attuale crisi è dovuta alla Grecia, alle sue dissestate finanze ed al suo sempre più probabile default (cioè la bancarotta nazionale). La realtà, invece, è diversa: nonostante i sacrifici richiesti ai cittadini, l’Italia appare debole ed il suo governo è poco credibile. Quindi, già nel medio periodo, i grandi investitori ritengono che non sapremo raddrizzare la barca delle nostre finanze.
Ci si metta nei panni di chi movimenta miliardi di euro in cerca dell’occasione migliore, del porto sicuro in cui parcheggiare il denaro. Quale sarà la reazione ascoltando un presidente del consiglio che ripete di aver salvato l’Italia, mentre l’economia gli crolla addosso e scappa come un coniglio dagli interrogatori della magistratura; quando un ministro delle finanze ripropone la solfa degli Eurobond con cui – in pratica – i Paesi ricchi dovrebbero garantire con i propri sacrifici i Paesi cicala come l’Italia; quando si annunciano riforme strutturali e sacrosante come l’abolizione delle provincie e poi ci si rimangia tutto perché un tizio in camicia verde ed in italiano stentato dice “no” in nome di un federalismo di cui sa poco o niente?
L’Italia cialtrona, ignorante, disinformata, furbetta, che negli ultimi anni ha manovrato le leve della res publica, non si faccia illusioni e smetta di attendere dai mercati verifiche deludenti o improvvise resurrezioni che santifichino la mano di questi amministratori allo sbaraglio. La Borsa italiana proseguirà nel saliscendi tendente al basso (il Ftse Mib ha rotto la soglia psicologica dei 14.000 punti) fino a che il Paese non si doterà di una classe dirigente seria, preparata, decisa.
Ci si chieda, piuttosto, come mai la Spagna, pur vivendo una fase di notevole difficoltà, con disoccupazione alta e bolla immobiliare scoppiata in pieno, non sia una sorvegliata speciale come l’Italia; ci si domandi perché lo spread fra Bonos iberici e Bunds germanici sia inferiore a quello italiano.
I falchi di Berlino (si pensi alle recenti dimissioni di Juergen Stark) sono sempre più insofferenti verso l’azione della Bce che nelle scorse settimane ha acquistato titoli di stato italiani (in modo massiccio) e spagnoli (in misura inferiore). Che accadrà alle quotazioni dei Btp italiani quando il loro valore non sarà più drogato dalle iniezioni della Banca Centrale Europea?
Per chi non si informa o legge senza capire, la questione sembra di poco conto, ma la gravità è di elementare aritmetica: ogni anno, il Paese deve pagare gli interessi per la gran massa di debito pubblico accumulato negli anni (circa 300 miliardi di euro solo nell’ultimo triennio). Se l’interesse pagato per i titoli di stato sale, l’esborso sarà maggiore e lo Stato dovrà trovare il denaro necessario. Se il Pil non cresce (e stiamo rischiando la crescita zero), la nazione non produce ulteriore ricchezza e quindi le casse del Tesoro restano allo stesso livello. Di conseguenza, si dovranno mettere nuovamente le mani in tasca agli italiani per pagare i debiti… in barba alle rassicurazioni dell’oracolo di Arcore che fa la Giovanna d’Arco al di qua delle Alpi, mentre dall’altra parte della catena montuosa – dove stanno gli investitori – è considerato alla stregua di un magliaro.
Chi pagherà lo scotto maggiore? Il prezzo più alto di questa annosa favola che ci dipinge come il paese dei balocchi sarà a carico dei più ingenui, dei nipotini della folla plaudente in Piazza del Popolo ad un Duce che credeva di conquistare un impero con gli archibugi e gli stivali di cartone, dei presunti discendenti dei Celti che vagheggiano una Padania felice senza conoscere un’acca di economia – infatti, gli imprenditori più importanti del Nord, quelli che contano, si tengono ben lontani da certi druidi carnascialeschi – chiudendo gli occhi di fronte al malaffare (di destra e di sinistra) che mina la loro economia. Purtroppo, però, oltre a questi asini sprovveduti, il conto sarà molto salato anche per gli italiani onesti, per coloro che hanno sempre lavorato per vivere con dignità in una Italia che, la dignità, l’ha persa per inseguire il pifferaio di turno.

P.s. Ultima nota: qualcuno si è preso la briga di chiedersi come mai l’euro si stia deprezzando nei confronti del dollaro, nonostante negli Stati Uniti si parli addirittura di recessione? Il cambio odierno è di 1,3602; cioè, per acquistare 1 euro, occorrono 1,3602 dollari. Fino a pochi giorni fa, ne occorrevano 1,41. Il calo è eloquente in merito alla fiducia internazionale nei confronti delle due economie, sebbene l’occasione sarà colta al volo da Paesi come la Germania, per incrementare le esportazioni e consolidare la ripresa. Ma le imprese italiane, ingessate dalla burocrazia ed allo sbando perché prive di guida, riusciranno ad avvantaggiarsene? o si limiteranno a pagare di più le importazioni?

Il paese dei balocchi
Il premier torna ad utilizzare gli audio-messaggi e lo fa l’11 di settembre sul sito dei Promotori della Libertà, difendendo la manovra che, stando alle sue parole, “avrebbe salvato l’Italia”. Inoltre, si difende in relazione alla vicenda Tarantini-Lavitola, dichiarando: “Sono state dette infinite falsità a mio riguardo”.

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