Roberto Carderoli: 2
19 Lug 2011 | Di Giuseppe | Categoria: Le pagellineLeggendo il disegno di legge costituzionale proposto dal ministro per la semplificazione Roberto Calderoli (della Lega) si capisce subito perché l’Italia non potrà essere salvata dalla bancarotta. Il medico padano Calderoli somministra una camomilla ad un malato di cirrosi epatica, sperando possa guarirlo. Il ministro sbandiera un drastico calo dei parlamentari ipotizzando una Camera ed un Senato con 250 membri (quindi, 500) e la creazione di un Senato Federale con non meno di 5 esponenti (almeno 100), più altri rappresentanti delle autonomie senza diritto di voto. Totale: 3 assemblee, con almeno 600 politici pronti ad incollarsi alla poltrona. “Saranno pagati in base al lavoro svolto in commissione”, sottolinea il leghista. Innanzitutto, occorre valutare la qualità del lavoro, perché un ingegnere inserito in commissione Giustizia potrebbe solo parlare a vanvera e perché un avvocato che ha o aveva come cliente la Fininvest (tanto per fare un caso tratto dalla realtà) difficilmente sarà super partes. In secondo luogo, non è la produzione di proposte e disegni di legge che qualifica una attività parlamentare: i tanti deputati e senatori che si vantano di averne presentati a valanga sono – o si mostrano – così ottusi da non intendere che questo Paese necessita di una drastica riduzione di norme e regole che rallentano la vita economica, ingolfano la soluzione delle controversie, rendono ancora più ipertrofica e famelica la bolsa burocrazia italica (all’estero esistono scuole per burocrati; in Italia, accade che i periti elettronici si occupino di concessioni edilizie) ed arricchiscono avvocati e commercialisti.
Calderoli si occupi della missione che gli è stata demandata: la semplificazione normativa, di cui, dopo 3 anni, resta solo la cenere del falò appiccato tempo fa con i testi di leggi fasciste inapplicate da anni, presentato con teatralità partenopea alla stampa da un Calderoli più rubizzo ed invasato del solito.
Ancora una volta, i governanti usano l’arma della chiacchiera per affrontare i gravissimi problemi del Paese. Ancora una volta si chiudono gli occhi sperando che, trascorsa la nottata, ogni cosa torni come prima. Ma la famosa frase pronunciata da uno dei protagonisti della “Napoli milionaria” di Eduardo De Filippo (“A da passa’ ‘a nuttata”) presagiva drammi e non un lieto fine.
In questi giorni si parla di speculazione che attacca l’Italia. Non è speculazione, è fuga. Le vendite allo scoperto (tipicamente speculative), cioè effettuate alienando sui mercati titoli che non si posseggono, sono state vietate dalla Consob fino al 9 settembre prossimo. La massa di denaro che abbandona i titoli di Stato italiano è enorme e si ingrossa di giorno in giorno. Spacciare questa fuga per speculazione è mistificatorio. Quando il nuovo governatore della Bce (Banca centrale europea) Mario Draghi si dichiara soddisfatto della manovra finanziaria varata dall’Italia tenta di lanciare un messaggio agli investitori istituzionali e non agli speculatori che di certo non attendono rassicurazioni. Il motivo del crollo finanziario del nostro Paese sta nei numeri: in 3 anni il debito pubblico è salito di circa 300 miliardi di euro (600.000 miliardi delle vecchie lire), portandosi al 120% del pil, cioè di tutta la ricchezza prodotta dall’Italia in un anno; l’esecutivo è incapace e quando si muove lo fa per difendere interessi particolari (in un momento così grave, quando tutti siamo sull’orlo dell’abisso, il senatore Gaetano Quagliariello non ha niente di meglio da fare che annunciare la riproposizione della norma con cui si blocca l’esecutività delle sentenze di risarcimento, come avvenuto per il “codicillo” salva-Fininvest inserito di soppiatto nella manovra finanziaria).
In questo disastro annunciato, arriva gaudente Calderoli che inneggia: “Dalle parole, ora passiamo ai fatti!”
Ma, per favore…
L’unico fatto che potrebbe salvare il Paese dalla bancarotta, dal ritorno all’economia di scambio come avvenne in Argentina in seguito al suo default (cioè alla dichiarata impossibilità di onorare i debiti), dalla disoccupazione, dall’uscita dall’euro e dal ritorno ad una moneta che nessuno vorrebbe (la lira) è la sostituzione di questo governo – ed annesse opposizioni – con una guida formata da tecnici, da economisti che conoscono il loro mestiere e non si limitino a fare i ragionieri.
Tempo fa si diceva che un crollo economico dell’Italia sarebbe stato un crollo sistemico, cioè una disfatta per l’intero sistema finanziario mondiale, considerata la quantità di debito pubblico italiano detenuta dalle banche estere (soprattutto quelle centrali). Ora si fa strada un’altra convinzione: l’Italia è un Paese troppo grande per poter essere salvato. Ciò significa che, in caso di guai ancora più seri, l’Italia sarà abbandonata a se stessa perché sarebbe inutile svenarsi per tentare di soccorrerla.
Roberto Carderoli: 2. Torni a casa a giocare con “Il piccolo ministro”.