Montalcini: Storace 4

31 Dic 2012 | Di | Categoria: Le pagelline

A 103 anni, è deceduta Rita Levi Montalcini, premio Nobel per la medicina nel 1986. Se fra qualche anno l’Alzheimer potrà essere curato, lo si dovrà alle ricerche partite dalla sua scoperta più importante: la proteina Ngf (Nerve growth factor, Fattore di crescita nervoso), coinvolta nello sviluppo del sistema nervoso dei vertebrati.

La notte del 30 dicembre 2012 stava lavorando nel suo studio. Una sensazione di freddo, la perdita dei sensi ed i soccorsi inutili: la Montalcini se ne è andata nel segno della discrezione e dell’eleganza con cui aveva sempre vissuto e con cui aveva affrontato perfino gli insulti e la volgarità di molti colleghi a Palazzo Madama. Senatore a vita, assieme ad altri colleghi nominati per aver dato lustro all’Italia, aveva puntellato la sopravvivenza dell’ultimo governo Prodi, l’unico ad essere riuscito a far calare il debito pubblico italiano – seppure di pochissimo – prima del baratro da quasi 300 miliardi di euro lasciato da Berlusconi.

Gli esponenti del Pdl e della Lega Nord reagirono attaccando con durezza per giorni e facendo ironia sull’età di chi aveva espresso il suo consenso a Prodi. Ai senatori a vita venne rimproverato di non essere stati eletti dal popolo e di “usurpare” il diritto di votare e decidere per la collettività. Ovviamente, i più cialtroni si distinsero per la loro veemenza.

Poiché sono poche le cose che uniscono gli italiani più del cordoglio d’ordinanza e del pianto greco, alla scomparsa della grande scienziata ha fatto seguito il coro dei messaggi commemorativi. Fra questi, quelli di Berlusconi – sempre in prima fila come ogni guitto doc – dei leghisti, di Storace. Contro il leader della Destra, però, si sono scatenati coloro che ricordano l’episodio delle stampelle che furono spedite alla Montalcini per deriderne il ruolo di puntello al governo e per sottolinearne la vetustà.

Storace smentisce su Twitter l’insulto riferito alle stampelle

Il leader de La Destra, Francesco Storace

Su Twitter, Francesco Storace (https://twitter.com/FstoraceStorace) si è affannato a smentire chi gli ricordava l’episodio, ribadendo più volte di non essere l’autore dell’oltraggio. All’ex governatore della regione Lazio va dato atto di una rara disponibilità nel dialogare con chi gli scrive sul social network; però, la cortesia non basta a dissipare lo sdegno per la violenza a cui fu sottoposta la Montalcini. Mentre buona parte dei politici italiani fa ridere o irrita all’estero – dal Berlusconi addormentato che suscitò l’ilarità della Merkel e di Sarkozy in conferenza stampa, al Formigoni rampante che di recente pretendeva di salire su un aereo Air France pur essendosi presentato in ritardo all’imbarco, alla Giovanna Melandri scatenata in una danza in kaffetano alla festa di Capodanno nella villa di Flavio Briatore in Kenya – studiosi come la docente di neurologia onorano il Paese e ci rendono ancora presentabili oltre le Alpi.

Come diceva Longanesi, gli italiani preferiscono l’inaugurazione alla manutenzione, amano esaltarsi ma non coltivare i propri tesori, materiali o intellettuali. Sarebbe bene che alla manutenzione fosse sempre associata la menzione, cioè il ricordo netto dei fatti, affinché chiunque sbagli sia inchiodato alle sue responsabilità.

Gli scherni dei giovani de La Destra

Forse è vero che non fu Storace a recapitare le stampelle alla Montalcini, ma è certo che la sua reazione fu inaccettabile, tanto da far intervenire un uomo mite (fin troppo) come Napolitano che assaporò anch’egli la virulenza delle reazioni di sor Francesco.

Mentre il capo presentava a Palazzo Madama un disegno di legge per abolire i senatori a vita, definiti «non più vecchi saggi, ma gente organica alla maggioranza» o «stampella di Prodi», i giovani affiliati a “La Destra” dichiaravano baldanzosi «L’indirizzo lo conosciamo, vogliamo dargliele personalmente (le stampelle)». Fabio Sabbatani, stretto collaboratore di Storace, si spinse oltre con una trivialità da suburra: «Abbiamo scartato mutandoni e pannoloni; meglio le stampelle». Quando l’avvertirono dell’arrivo del pacco, la Montancini si limitò ad alzare le spalle. Storace commentò il gesto definendolo una goliardata, anche se on line comparirono nei siti di destra frasi anti semite (la senatrice era ebrea e fu costretta ad abbandonare l’Italia a causa delle leggi razziali). Cliccare qui per leggere l’articolo de La Repubblica.

Botta e risposta fra Napolitano e Storace

Dopo l’intervento di Napolitano, a cui Storace replicò con la stessa rabbia e la stessa mancanza di riguardo usate verso la Montalcini, l’ex ministro della Salute (eh sì, l’ex militante di An ha ricoperto incarichi di governo) venne indagato dalla Procura di Roma per il reato di offesa all’onore o al prestigio del Presidente della Repubblica. Sull’iter del procedimento si pronunciò Clemente Mastella, allora ministro della Giustiza con Prodi (lo stesso presidente del consiglio che Mastella fece cadere poco dopo, passando nelle fila berlusconiane), il quale assicurò «tempi abbastanza veloci». Cliccare qui per leggere l’articolo del Corriere della Sera.

Il rimprovero di donna Assunta Almirante

Per delineare meglio il comportamento di Storace, può essere utile ricordare le dichiarazioni di (donna) Assunta Almirante, vedova di Giorgio e nume tutelare della Destra: «Francesco sbaglia; un uomo nella sua posizione di senatore della Repubblica non deve usare parole insultanti e aggressive, sia verso Rita Levi Montalcini, sia verso il presidente Giorgio Napolitano». Cliccare qui per leggere l’articolo del Corriere della Sera.

Dopo tanto clamore (che in un Paese civile non sarebbe finito a tarallucci e vino), Storace sembrò placarsi: «Ci tengo a sottolineare che non voglio la guerra totale. Non sono pentito di questo polverone, ho solo espresso un’idea come prevede la Costituzione». Ricevuta la benedizione di Silvio («Capita a tutti di sbagliare: errare humanum est. Stavolta è capitato anche a Francesco Storace, e me ne dispiaccio. Sono sicuro però che non gli mancherà l’intelligenza di riconoscerlo, come ha avuto il coraggio di fare altre volte»), la vicenda si concluse con un chiarimento col Presidente della Repubblica, ma non con le scuse alla Montalcini. Cliccare qui per leggere l’articolo del Messaggero Veneto.

Le reazioni del mondo politico al putiferio

Che la polemica avesse superato i limiti, lo si desunse anche dai commenti dei colleghi di coalizione di Storace; perfino Fabrizio Cicchitto, che molti rammentano per il suo livore da pasdaran della rivoluzione azzurra, prese le distanze: «Francamente, non mi sento di condividere ciò che ha detto Francesco Storace, non solo per il merito delle sue affermazioni, ma perché il nodo dei senatori a vita non può essere affrontato e risolto né con attacchi personali ad alcuni di essi, né con ammonimenti istituzionali per quegli attacchi».

Articoli e post del 2007 smentiscono le smentite di Storace

La rassegna stampa impallina Storace che, invece di ripetere «non sono stato io», forse avrebbe dovuto fare un po’ di autocritica. Del suo elogio, la memoria della Montalcini avrebbe potuto fare tranquillamente a meno.

Ecco alcuni link ad articoli dell’epoca e siti che ripercorrono le tappe della vicenda.

La goffa difesa di Francesco Storace su Facebook

La maldestra, goffa reazione di Storace su Facebook, dove si parla di «corsa elettorale».

Cominciata la corsa elettorale, Repubblica apre le danze con lo sciacallaggio peggiore usando letteralmente la scomparsa di Rita Levi Montalcini.
Una polemica politica chiusa davanti al capo dello Stato e’ il pretesto per evitare di parlare del grande sforzo che fu sostenuto dalla mia amministrazione per la fondazione Ebri. Il protocollo per la cittadella delle neuroscienze, i finanziamenti per la ricerca assieme alla straordinaria opportunità di aver conosciuto una ricercatrice che e’ stata apprezzata in tutto il pianeta non saranno offuscati nel mio ricordo da una campagna miserabile.

L’articolo di Furio Colombo sugli insulti alla Montalcini

L’articolo che Furio Colombo, ex giornalista e senatore, scrisse in difesa della Montalcini: “Storace insulta, perché nessuno difende la Montalcini?”

Intervento di Furio Colombo sul quotidiano L’Unità (cliccare qui per leggere l’inizio).

di Furio Colombo

Il giornalista e parlamentare Furio Colombo

Qualcosa sta accadendo nella nostra Repubblica, qualcosa di ben più grave delle storie che ci raccontano negli identici talk show di ogni sera, qualcosa che testimonia di una trasformazione intollerabile che si rivela quasi all’improvviso, sconvolge ogni cosa che credevamo dell’Italia fino a un momento prima, persino nei momenti di pessimismo. Qualcosa di cui le persone colpite, per quanto illustri, si difendono da sole, perché vengono aggredite, umiliate, insultate in pubblico nel silenzio di tutti.

Ecco ciò che sta accadendo: i fascisti stanno tornando fascisti, come ai tempi del peggiore squadrismo e non se ne vergognano.

Parlo di Rita Levi Montalcini, la coraggiosa senatrice a vita di questa Repubblica.

Premio Nobel per la Medicina celebre e onorata nel mondo, che siede con l’onore ma anche il diritto di senatore a vita (l’onore dell’Italia a lei e di lei all’Italia, il diritto pieno della Costituzione) e viene ogni giorno insultata nella cosiddetta “Camera Alta” italiana da quasi tutta l’opposizione.

Le urlano insulti in faccia a pochi metri di distanza – evidentemente in scrupolosa obbedienza a squallidi ordini ricevuti – ogni volta che Rita Levi Montalcini (qualche volta con gli altri senatori a vita ma spesso da sola) mette il voto di cui ha diritto a sostegno del governo.

Era ed è stato finora un fatto ignobile. Ma adesso il più fascista di ciò che resta del fascismo in Italia, quel Francesco Storace che, dopo avere liberamente amministrato da presidente la Regione Lazio e poi, da ministro, un settore che gli è caro, quello della Sanità, siede adesso in Senato, ha deciso una esemplare spedizione punitiva contro la novantasettenne senatrice italiana colpevole di essere democratica, antifascista e ebrea.

Ecco il testo che potete leggere in rete, opera dei “giovani” de “La destra”, nuova formazione politica fondata da Storace che – evidentemente – non ne può più della logorante finzione democratica.

Il testo comincia con queste parole: «L’indirizzo lo conosciamo. Vogliamo consegnarle un bel paio di stampelle a domicilio». Scrive Alessandra Longo (La Repubblica, 10 ottobre): «Loro sono fieri, fierissimi della trovata. Il loro capo, Storace, presenta a Palazzo Madama un disegno di legge per abolire i detestati vegliardi “non più vecchi saggi ma gente organica alla maggioranza”. Intanto i ragazzi del movimento, guidati da Fabio Sabbatani Schiuma (già noto perché è parte delle stesse inchieste e processo che riguardano il capo) studiano l’idea-immagine». Domanda la giornalista a Sabbatani-Schiuma: «Tutto ciò non le pare di di uno straordinario pessimo gusto?». Risposta da squadrista: «Loro, i senatori a vita, sono le stampelle di questo governo, sì o no? E poi sono vecchi, se ne stiano a casa!».

Alle timide e educate proteste del centro-sinistra che parla, cauto cauto, di «una iniziativa ai limiti della intimidazione» (mostrando di avere una vasta e tollerante nozione di “limiti” e di “intimidazione”), Storace non ha difficoltà a rispondere (cito da Dagospia): «Che si vengano a leggere le e-mail che arrivano al mio sito. La gente non ne può più di questo governo tenuto in piedi dai novantenni». E poi precisa: «Ma quali fascisti? So’ ragazzi!». Mostrando che finalmente, con lui, il fascismo ritrova un volto. Cito ancora da Dagospia: «Capisci che l’idea di consegnare le stampelle è partita dai “moderati” del gruppo. Circola online, fra simpatizzanti e militanti, un linguaggio ben peggiore: «La Montalcini è vecchia, ha i miliardi da parte e rompe pure i cosidetti. È irritante. Di profilo è ancora più odiosa».

Ecco il debutto del fascismo che torna, spregevole e virulento come la notte di razzia nel Ghetto di Roma, i 1000 italiani ebrei, uomini, donne, ragazzi, bambini, neonati, “vecchi” certamente trattati dagli sgherri con lo stesso disprezzo dei “ragazzi” di Storace, mentre li issavano su camion militari legati alle sedie, la notte del 16 ottobre 1943. È stato, ci dicono i documenti, un rastrellamento accurato condotto da soldati nazisti guidati da mappe, liste di nomi e indirizzi forniti da complici italiani, e con la partecipazione di poliziotti fascisti. A quel tempo un certo Almirante si occupava della rivista di caccia agli ebrei intitolata La difesa della razza.

Bella, nobile, la risposta di Rita Levi Montalcini sulla prima pagina de La Repubblica. «Io sottoscritta Rita Levi Montalcini, in pieno possesso delle mie facoltà mentali e fisiche, continuo la mia attività scientifica e sociale, del tutto indifferente agli ignobili attacchi rivoltimi da alcuni settori del Parlamento. In qualità di senatore a vita e in base all’articolo 59 della Costituzione italiana, espleterò le mie funzioni di voto fino a che il Parlamento non deciderà di apporre modifiche. Peraltro esercito tale diritto secondo piena coscienza e coerenza».

Ma perché, in un Paese così esuberante nel dichiarare di tutto su tutto, Rita Levi Montalcini, che non solo è senatore a vita che vota “a sinistra”, ma è anche “miliardaria” e con “il profilo odioso”, come vuole il più rigoroso antisemitismo fascista, perché deve difendersi da sola, salvo poche frasi educate udite e trascritte qua e là senza cogliere il segno che è: il fascismo si sente libero di mostrare la faccia del 1943?

Il problema è grave e urgente per il Senato, tutto il Senato, prima di tutto coloro che – nell’opposizione – non sono fascisti (gli abbiamo creduto al tempo della svolta di Fiuggi) ma fino a un momento fa sono stati con e accanto a Storace.

Ci spieghino, e gli crederemo. Ma si uniscano nell’impedire non solo l’orrore dei “ragazzi” di Storace, ma anche gli insulti quotidiani rivolti ogni giorno a Rita Leve Montalcini, che disonorano il Parlamento.

11 ottobre 2007

La lettera che la Montalcini scrisse a La Repubblica

Per concludere con Storace, è opportuno riportare la lettera che Rita Levi Montalcini scrisse a La Repubblica (cliccare qui).

Le stampelle di Storace ricordano il regime

di Rita Levi-Montalcini

Il premio Nobel, Rita Levi Montalcini

CARO DIRETTORE, ho letto su Repubblica di ieri che Storace vorrebbe consegnarmi, portandomele direttamente a casa, un paio di stampelle. Vorrei esporre alcune considerazioni in merito.

Io sottoscritta, in pieno possesso delle mie facoltà mentali e fisiche, continuo la mia attività scientifica e sociale del tutto indifferente agli ignobili attacchi rivoltimi da alcuni settori del Parlamento italiano.

In qualità di senatore a vita e in base all’articolo 59 della Costituzione Italiana espleterò le mie funzioni di voto fino a che il Parlamento non deciderà di apporre relative modifiche. Pertanto esercito tale diritto secondo la mia piena coscienza e coerenza.

Mi rivolgo a chi ha lanciato l’idea di farmi pervenire le stampelle per sostenere la mia “deambulazione” e quella dell’attuale Governo, per precisare che non vi è alcun bisogno. Desidero inoltre fare presente che non possiedo “i miliardi”, dato che ho sempre destinato le mie modeste risorse a favore, non soltanto delle persone bisognose, ma anche per sostenere cause sociali di prioritaria importanza.

A quanti hanno dimostrato di non possedere le mie stesse “facoltà”, mentali e di comportamento, esprimo il più profondo sdegno non per gli attacchi personali, ma perché le loro manifestazioni riconducono a sistemi totalitari di triste memoria.

10 ottobre 2007

Storace non fu l’unico ad attaccare la Montalcini: Lega in prima fila

Sbaglia chi crede che Francesco Storace e La Destra furono i soli ad attaccare con acrimonia la professoressa Montalcini. Mentre Storace incassava la solidarietà dell’ex presidente della repubblica Francesco Cossiga per il comportamento «servile» della Procura della Repubblica, la Lega Nord scendeva in armi.

Ecco un passaggio tratto dall’articolo “Napolitano indegno”, bufera su Storace, pubblicato da Il Giornale.

L'ex ministro e parlamentare della Lega, Roberto Castelli

Roberto Castelli (nella foto a sinistra) della Lega presenta un emendamento nella Finanziaria per «eliminare gli stanziamenti ad hoc per la fondazione Ebri della senatrice a vita Rita Levi Montalcini». «La Lega – puntualizza il senatore Massimo Polledri – suggerisce di indirizzare quel contributo straordinario di 3 milioni di ricerca all’Istituto San Raffaele di Milano, all’avanguardia nel campo delle biotecnologie». A proposito dell’autorizzazione a procedere, Castelli ricorda che «nei cinque anni di governo ho sempre cancellato le autorizzazioni a procedere soprattutto per quelle che insultavano il sottoscritto o i membri del governo Berlusconi». E se la stessa Montalcini si dichiara contenta della decisione di Mastella, Alfredo Mantovano, senatore di An, giudica singolare che il ministro di Giustizia abbia definito «atto dovuto» il suo gesto. Anche i socialisti si schierano contro il gesto di Mastella: «Per quanto ripugnanti le dichiarazioni di Storace – commenta Roberto Villetti della Rnp – l’autorizzazione a procedere del ministro è di natura chiaramente illiberale», e chiede l’eliminazione dei reati d’opinione.

Per dovere di cronaca, si riporta anche il sostegno che Francesco Cossiga dette a Storace (cliccare qui per leggere l’articolo de Il Giornale).

Cossiga: «Se fosse mio studente boccerei Mastella» – A infiammare la polemica è anche l’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga: «Molto mi duole contraddire l’amico Clemente Mastella ministro della Giustizia e molto mi duole dirgli che se si fosse presentato a un esame di diritto costituzionale o di diritto amministrativo o processuale penale, io lo averi bocciato». «Non gli avrei detto – aggiunge Cossiga – di ripresentarsi alla prossima sessione. No, l’avrei proprio bocciato perché chi afferma che la concessione di una autorizzazione, atto per sua natura discrezionale, è un atto dovuto, è un asino. Salvo il caso che l’amico Clemente non abbia voluto dire in forma giuridicamente sbagliata che la concessione alla procura della Repubblica di Roma dell’autorizzazione a procedere contro il senatore Storace (di cui non condivido i giudizi sul capo dello Stato anche se sul capo dello Stato anche se su di me ben più pesanti giudizi sono stati dati) che è stato un atto “politicamente dovuto”, anzi un atto politicamente coatto».
«Perché a me – conclude Cossiga – ormai consta e lo dico con sicurezza che la concessione dell’autorizzazione gli è stata chiesta dal presidente della Repubblica. Quando ero presidente della Repubblica e una sola volta mi fu chiesto dal Guardasigilli un’opinione sull’autorizzazione risposi: “caro ministro, manda il procuratore della Repubblica a fare in c…».
Però io non sono bello come Napolitano».

Evitando di soffermarsi sulle battute che Calderoli avrebbe fatto a proposito della Montalcini (“Nell’agosto contro la scienziata si scagliò nuovamente Calderoli: «Quando ieri ho visto la Montalcini votare, ho detto “allora è viva”. L’hanno tolta dal microonde e l’hanno scongelata. Prodi, tutti i giorni, sta in piedi con il microonde»“, articolo de Il Fatto Quotidiano), battute che vanno evitate per plateale inferiorità da parte di un ex ministro alla semplificazione normativa capace solo di dar fuoco a vecchie leggi fasciste, viene da commentare con un sorriso l’operato della Lega. L’«ingiusto» guardasigilli Mastella fece cadere il governo Prodi e saltò il fosso passando alla coalizione Pdl-Lega che governò negli anni successivi; l’Istituto San Raffaele è andato in fallimento schiacciato da una marea di debiti tale da lasciare chiunque impallidito; a Storace non accadde nulla e tutto finì con un chiarimento all’italiana, con tutti colpevoli e nessun responsabile delle proprie azioni; ora che la Montalcini ha abbandonato le pochezze di questo mondo, Lega, Pdl e chi più ne ha più ne metta la ricordano come una figura di scienziata a cui il Paese è riconoscente per il lustro ricevutone.

Dulcis in fundo, il comico Beppe Grillo, il più volgare

Il comico, leader del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo

La palma del più oltraggioso verso la professoressa spetta in assoluto a Beppe Grillo, che comico era e comico diventa sempre più, abbigliato da santone pronto a dividere le acque per salvare il Paese dalla catastrofe. L’organizzatore del (sacrosanto) “V.day” contro Berlusconi dette della prostituta alla Montalcini. Fu querelato e la causa finì con la resa del genovese, segno che non basta dar luogo ad una iniziativa indovinata per diventare saggi.

Ecco un passaggio tratto dall’articolo “Tra ‘vaffa’ e condanne, Camere tabù per Grillo” pubblicato da Il Giornale (cliccare qui per leggere l’articolo de Il Giornale)

Cuneo – «Vecchia putt…». C’era andato un tantino pesante Beppe Grillo, nel 2001, nell’apostrofare Rita Levi Montalcini durante uno spettacolo a Fossano, nell’hinterland cuneese.
Non contento insinuò anche che la scienziata torinese avesse ottenuto il Nobel grazie a una ditta farmaceutica amica che materialmente le aveva comprato il premio. L’azienda tirata in ballo dal comico genovese era la Fida, della quale la Levi Montalcini era stata testimonial per il lancio di un prodotto farmaceutico (il Croniassial) dagli effetti neurotossici.
Era una sera di luglio del 2001 quando, di fronte a migliaia di spettatori, dalla piazza della città degli Acaja, Grillo scandì quelle parole, ritenute «gravemente offensive» dalla senatrice a vita che di lì a poco ordinò ai suoi avvocati di sporgere querela per diffamazione aggravata. Ne scaturì un processo dai risvolti imbarazzanti che si concluse anzitempo poiché Grillo, nell’udienza del marzo 2003 al tribunale di Cuneo, preferì non rischiare una condanna e patteggiò davanti al giudice Luca Solerio, la multa di 4mila euro. Grillo pagò ma poi fece ricorso in Cassazione per quanto concerne la liquidazione e le spese legali che il pubblico ministero di Cuneo – Guido Bissoni – aveva fissato in seimila e 100 euro. Le spese sostenute dalla parte civile nel giudizio di primo grado, da porre a carico dell’imputato Grillo, furono quindi calcolate «in complessivi 4mila e 400 euro più Iva». Dare della «vecchia putt..» alla Levi Moltalcini è costato al Masaniello ligure oltre 8mila e 400 euro. I legali della senatrice preannunciarono anche la richiesta, davanti al tribunale civile, di 500 mila euro quale risarcimento dei danni subiti.

Cliccare qui per leggere l’articolo pubblicato da L’Unità che contiene un passaggio sullo stesso argomento.

Se l’Italia delle Istituzioni desidera davvero onorare la memoria di Rita Levi Montalcini, lo faccia in silenzio, senza discorsi ed omaggi forzati. Sarebbe più dignitoso.
 

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