Tabella della durata del sonno ideale
6 Feb 2015 | Di Redazione | Categoria: In primo piano, In primo piano: newsIl sonno ha un’importanza fondamentale per mantenere sano l’organismo, sia fisicamente, sia mentalmente. La sua rilevanza non va sottovalutata: negli Stati Uniti è attiva la National Sleep Foundation, un ente senza scopo di lucro che si occupa di fornire indicazioni per condurre un corretto stile di vita. L’organizzazione ha pubblicato sulla rivista Sleep Health una tabella nella quale è mostrata la quantità di riposo appropriata per ogni fascia di età. Le raccomandazioni si basano sull’analisi di 300 studi pubblicati sull’argomento, coordinata dal dottor Charles Czeisler, a capo del dipartimento di medicina del sonno nel Brigham and Women’s Hospital di Boston.
La soglia di riposo sotto la quale i maggiorenni non dovrebbero mai scendere è stata quantificata in 6 ore di riposo giornaliere.
La tabella del sonno, articolata per fasce di età
La tabella elaborata dalla National Sleep Foundation elenca le ore di sonno consigliate, differenziandole in “raccomandate”, “appropriate” (cioè rientranti comunque nella norma) e “non raccomandate”. Ovviamente, si tratta di indicazioni statistiche di carattere generale e non va dimenticato che ogni persona ha un proprio metabolismo. Quindi, qualora si riscontrassero vistose differenze con le proprie abitudini, sarà sufficiente consultarsi con un medico di fiducia.
Fascia di età | Sonno raccomandato | Sonno appropriato (intervalli nella norma) | Sonno non raccomandato |
Neonati da 0 a 3 mesi | dalle 14 alle 17 ore | da 11 a 13 ore, con tolleranza fino a 18-19 ore | meno di 11 ore e più di 19 ore |
Neonati dai 4 agli 11 mesi | dalle 12 alle 15 ore | da 10 a 11 ore, con tolleranza fino a 16-18 ore | meno di 10 ore e più di 18 ore |
Bambini da 1 a 2 anni | dalle 11 alle 14 ore | da 9 a 10 ore, con tolleranza fino a 15-16 ore | meno di 9 ore o più di 16 ore |
Bambini da 3 a 5 anni | dalle 10 alle 13 ore | da 8 a 9 ore, con tolleranza fino a 14 ore | meno di 8 ore e più di 14 ore |
Bambini da 6 a 13 anni | da 9 a 11 ore | da 7 a 8 ore, con tolleranza fino a 12 ore | meno di 7 ore e più di 12 ore |
Ragazzi da 14 a 17 anni | da 8 a 10 ore | circa 7 ore, con tolleranza fino a 11 ore | meno di 7 ore e più di 11 ore |
Giovani da 18 a 25 anni | da 7 a 9 ore | circa 6 ore, con tolleranza fino a 10-11 ore | meno di 6 ore e più di 11 ore |
Adulti da 26 a 64 anni | da 7 a 9 ore | circa 6 ore, con tolleranza fino a 10 ore | meno di 6 ore e più di 10 ore |
Adulti dai 65 anni in poi | da 7 a 8 ore | da 5 a 6 ore, con tolleranza fino a 9 ore | meno di 5 ore e più di 9 ore |
Le teorie sul sonno
Teoria del recupero
Secondo questa teoria, il sonno svolgerebbe la funzione di ristorare l’organismo. In particolare, il sonno avrebbe una funzione di recupero sull’organismo durante le fasi NON REM e di recupero e fissazione della memoria durante le fasi REM. Di solito, si consiglia di dormire almeno 8 o 9 ore. Se un individuo dormisse per un periodo più lungo, sarebbe pervaso da uno stato di tranquillità e di stanchezza, poiché l’organismo tende a conservare lo stato di massima rilassatezza. Problemi potrebbero insorgere dopo almeno quattro mesi di sonno disturbato.
Teoria della conservazione dell’energia
Questa teoria si fonda sull’osservazione che durante il sonno si registra una riduzione della temperatura corporea ed una diminuzione del 10% dell’attività metabolica. Il fenomeno ha scarso valore nell’uomo, ma assume notevole significato dal punto di vista evolutivo: gli animali omeotermici (come i mammiferi e gli uccelli) necessitano di un grande dispendio di energia per mantenere costante la temperatura interna. Per questo motivo la riduzione di temperatura che si verifica soprattutto durante le prime fasi del sonno svolgerebbe la funzione di preservare energia.
Teoria dell’apprendimento
Secondo questa teoria il sonno e soprattutto il sonno della fase REM (cioè quello più profondo) assumerebbe un ruolo determinante per la maturazione del sistema nervoso centrale. Infatti, durante la fase REM si assiste ad un incremento dell’attività cerebrale. In studi sperimentali, uomini sottoposti a sessioni intensive di apprendimento presentavano un aumento significativo del sonno REM, manifestazione del processo di fissazione dei dati nella memoria a lungo termine. I neonati presentano una percentuale maggiore di sonno REM rispetto agli adulti ed agli anziani, parallelamente alla loro maggiore capacità di apprendere.
Teoria evolutiva
Secondo la teoria evolutiva, il sonno si sarebbe sviluppato in relazione al concetto di rapporto preda-predatori, oppure in relazione alle influenze ambientali. Durante il sonno le prede attraggono meno l’attenzione dei predatori, ma allo stesso tempo sono anche più vulnerabili, poiché meno sensibili agli stimoli. Ad esempio, gli erbivori dormono per periodi brevi, in modo da avere tempo di procacciarsi il cibo e di vigilare contro l’arrivo dei predatori. Gli animali carnivori, essendo meno in pericolo e procacciandosi più velocemente il cibo, possono dormire più a lungo. Basti pensare che l’animale in cui si registra la maggiore quantità di sonno REM (circa 200 minuti) è il gatto domestico, suscettibile al minor rischio ambientale.
Teoria della “pulizia”
Il sistema linfatico è addetto anche alla “pulizia” ed è presente in tutto il corpo ma non nel cervello. Da recenti studi effettuati da diversi istituti di ricerca, fra i quali l’Università di Rochester e l’Università di Copenaghen, è emerso che mentre si dorme il cervello attiva un sofisticato sistema di autopulizia, il quale sfrutta l’espansione volumetrica di una rete di canali tra i neuroni; grazie a questa espansione, il liquido cerebrospinale può scorrere in misura maggiore negli stessi canali. Tale processo permette di smaltire prodotti di scarto (come le proteine beta-amiloidi) ed avviene con maggiore efficienza durante il sonno, con una diminuzione fino al 60 per cento delle dimensioni delle cellule, lasciando più spazio ai canali. Il neurochirurgo Maiken Nedergaard, dell’Università di Rochester, riassume così il fenomeno: «Il sonno pone il cervello in un altro stato, dove si verifica la pulizia di tutti i sottoprodotti delle attività svolte durante il giorno». La teoria spiegherebbe lo stato di torpore, stanchezza e annebbiamento che si rileva quando un individuo viene privato della corretta quantità di sonno.
N.d.r. Le notizie relative alle teorie sul sonno sono tratte da Wikipedia.
Le fasi del sonno
Il sonno presenta un’alternanza regolare di fasi non-REM e REM, costituita da cicli di durata simile tra loro. Dopo l’addormentamento, il soggetto passa progressivamente dallo stadio 1 del sonno non-REM allo stadio 4; poi, torna allo stadio 3 o allo stadio 2 e quindi, tra i 70 e i 90 minuti dopo l’addormentamento, si verifica la prima fase di sonno REM che dura circa 15 minuti. Al termine della prima fase di sonno REM, si conclude il primo ciclo che dura 80-100 minuti. Dopo il primo ciclo, se ne susseguono altri di durata piuttosto costante, durante i quali la durata del sonno REM tende ad aumentare a scapito del sonno non-REM. Alla fine, nel corso della notte, il sonno REM costituisce circa il 25% della durata totale del sonno.