Totò, Clementino e… la brava femmina

20 Gen 2008 | Di | Categoria: Opinioni

Totò e Peppino de FilippoLa notizia – Finalmente. A 52 anni di distanza, arriva sulle scene il remake del film “Totò, Peppino e… la malafemmina” di Camillo Mastrocinque. Poiché la prima versione venne realizzata nel 1956, si è reso necessario un minimo di maquillage. Il nuovo titolo sarà: “Totò, Clementino e… la brava femmina”. A indossare le vesti che furono del grande De Curtis è stato chiamato il “giovane” 50enne di Raffadali, in provincia di Agrigento, Salvatore Cuffaro. Il ruolo di Peppino de Filippo è stato invece assegnato a Clemente Mastella, un ex comprimario Dc che è salito alla ribalta negli ultimi anni. Un cambiamento sostanziale ha riguardato la “malafemmina” che questa volta avrà il volto botticelliano di Stefania Prestigiacomo, distintasi per una inattesa dose di coraggio e di buon senso in scena. Su chi dirige il film non è stata rilasciata alcuna nota ufficiale, ma Il Corriere della Sera di oggi, 20 gennaio 2008, rivela una battuta che squarcia un velo sull’identità del regista. “La verità è che qui si è tentato di fare fuori un partito. E’ un attentato alla Costituzione. Deve intervenire Napolitano (cioè il presidente della repubblica, n.d.r.). L’ho chiamato per dirglielo“. La frase virgolettata, pronunciata da Clementino, reca l’impronta di Woody Allen e ricalca una geniale boutade dell’americano: “Credere in Dio? Beh, diciamo che lo stimo“.

Gli interpretiSalvatore Cuffaro, in arte Totò, si era già messo in luce in varie trasmissioni televisive, a partire dal “Maurizio Costanzo show”. Celebre è rimasto un suo intervento, nel quale l’allora giovane democristiano (la Dc ha dimostrato, ancora una volta, di essere prolifica fucina di talenti) si scagliò contro un attonito Giovanni Falcone, accusandolo di voler infangare la comune terra siciliana. La scena acquistò uno spessore emotivo quando Falcone ebbe un incidente a Capaci, lungo l’autostrada Trapani-Palermo, saltando in aria su un ordigno. In tempi più recenti, la ribalta televisiva ha visto Totò indossare una coppola in testa, con un nobile richiamo alle migliori tradizioni culturali della sua terra. In “Totò, Clementino e… la brava femmina” lo si vede offrire un vassoio di cannoli freschi ad un folto gruppo di sodali che lo festeggiano dopo una condanna per favoreggiamento, rivelazione di notizie riservate ed interdizione dai pubblici uffici. Un imprevisto, quest’ultimo, che potrebbe comprometterne la futura carriera, anche se la gavetta cinematografica ed il mestiere acquisito gli hanno consentito di minimizzarne la portata. Particolarmente apprezzata la mimica del volto che lo inserisce a buon diritto fra le migliori “facce di gomma” degli ultimi anni.
Clemente Mastella, in arte Clementino, viene anch’egli dalla scuola democristiana, dove si è formato e dove è cresciuto di anno in anno, passando da dietro le quinte alle ribalte destra e sinistra, per approdare infine al proscenio nazionale nello storico teatro di Palazzo Chigi. L’abbandono del ruolo di comprimario si è avuto negli anni Novanta, quando la vecchia guardia si allontanò dalle scene a seguito dei ripetuti inviti a comparire altrove avanzati dalla magistratura. Sebbene a tratti sembri dimenticare l’aplomb di riveriti maestri come Giulio Andreotti (al quale si devono commenti molto sobri in occasione del suo processo per Mafia), Clementino dimostra un prepotente istrionismo ed una verve che rasenta il surreale. Negli annali cinematografici è già stata iscritta la sua orazione “Mi dimetto”, pronunciata al Senato ed ispirata al monologo di Marlon Brando nelle vesti di Marcantonio ai piedi del Cesare trafitto (stessa location, sebbene in epoche diverse). Nel film appena proposto, che si presenta come un efficace esperimento di work in progress, sono attese sue nuove battute che ricalcheranno la collaudata formula nazional-popolare del tono drammatico applicato ad episodi banali, a volte ridicoli, ai limiti del grottesco. Insomma, un degno erede della commedia di cui l’Italia è sempre stata maestra.
Stefania Prestigiacomo, la brava femmina, è donna dai lineamenti scultorei, la cui avvenenza le fa perdonare una dizione non ancora perfetta e spesso tradita da vocali troppo aperte a causa delle origini siciliane. La Prestigiacomo si è distinta nelle ultime riprese, durante le quali ha dato prova di ragionevolezza e di decenza, rispolverando una attenzione che sembrava perduta nel corso delle rappresentazioni. Al pubblico più attento non è infatti sfuggito il suo appello alla ragione, quando ha commentato sulle colonne del Corriere della Sera: “No, non ci piace questa Sicilia dei cannoli. In privato, Totò (l’altro protagonista, n.d.r.) faccia quel che vuole. Ma che c’è da festeggiare dopo una condanna a 5 anni? Torni pure al lavoro, ma con un po’ di sobrietà in più, senza i brindisi dell’altra sera, una vera stonatura“. Stefania, grazie per la sua sincerità, un tocco di sano neo-realismo.

Sandra MastellaP.s. La parte della malafemmina era stata inizialmente proposta a Sandra Lonardo Mastella, presidente del Consiglio regionale della Campania, regione nota per i pregi artistici e per le scenografie composte da rifiuti. Ma, come si precisa in una nota della produzione, la signora ha preferito stare rinchiusa in casa.

Come suggerito da P. (ancora grazie), per offrire un saggio delle doti interpretative di Totò, si provvede ad inserire il filmato di repertorio citato e cioè il “confronto” con Giovanni Falcone, del 1992.

Tags: , ,

Lascia un commento