Travaglio: Giuliano Estiquaatsi

12 Ott 2011 | Di | Categoria: In primo piano, In primo piano: blog

Giuliano FerraraDi lui, Indro Montanelli disse che la sua arma segreta era l’archivio. In effetti, la banca dati di Marco Travaglio deve essere fornita come poche. I suoi articoli sono densi di nomi, fatti, circostanze, date. A volte, i suoi testi sono stati criticati per alcune imprecisioni e qualche errore, ma non occorre essere degli addetti ai lavori per intuire che è inevitabile sbagliare quando si fornisce dovizia di particolari su quasi tutti i fatti d’attualità.
Stavolta, la bella penna di Travaglio prende di mira il Giulianone del Pdl, cioè quel Ferrara che sa così bene giocare al bastian contrario seguendo la corrente. Il titolo dell’articolo di Travaglio – particolarmente godibile, se non altro per la creatività della scrittura – è “Giuliano Estiquaatsi”, da leggere come si pronuncia per capirne il senso. Giuliano Ferrara viene definito come “il più noto sfollagente della televisione italiana” e viene colto in flagranza di reato (ovviamente in senso metaforico) a proposito della recente battaglia contro la pubblicazione delle intercettazioni, con cui il Cavaliere crede di arginare il suo calo di popolarità, senza immaginare che esso derivi dal malgoverno piuttosto che dalle chiacchiere da bar. Alla premessa, fa seguito una sfilza di citazioni e di contraddizioni in cui sarebbe incorso il poderoso collega: ad esempio, la rivelazione di una conversazione di Pacini Battaglia che affermò si essere stato “sbancato” da Antonio Di Pietro e Giuseppe Lucibello (poi, lo stesso Pacini rettificò dicendo che era stato “sbiancato” e non “sbancato”… mah).

Che dire di Giuliano Ferrara? Beh, celiando, lo si potrebbe definire un giornalista di stazza, più che un giornalista di razza. Fino a qualche anno fa, il suo “Foglio”, cioè il quotidiano che dirige da anni e che nacque finanziato da Veronica Lario in Berlusconi, vendeva 7.000 copie. Ora, stando a quanto scrive Marco Travaglio, le copie sono scese a 1.800. Insomma, da giornale diocesano, la testata è diventata una pubblicazione parrocchiale.
Figlio di un dirigente dell’allora Pci, di Ferrara si ricorda una foto che lo mostra mentre fugge dai disordini di Valle Giulia (che inaugurarono il ’68 italiano), con un impermeabile da poche lire, com’era consueto a quel tempo fra i rampolli della buona borghesia. Da via delle Botteghe Oscure, sede del Pci, Ferrara traslocò nella prestigiosa Via del Corso, dopo un appassionato innamoramento per Bettino Craxi. Il passaggio dal garofano rosée alla bandiera azzurra di Forza Italia fu quasi naturale, come per molti altri socialisti, con i quali aveva fatto comunella Berlusconi. Alla corte di Arcore, Ferrara ha completato la circumnavigazione dell’arco costituzionale, facendosi paladino della nuova destra de noantri e distinguendosi per il furore morale.
Di questo grosso giornalista, personalmente ricordo soprattutto le sigle dei suoi programmi: una in cui mangiava famelico, un’altra in cui si vedeva dell’immondizia (mi pare). Rammento anche il suo felice imbarazzo quando Vittorio Sgarbi gettò un bicchiere d’acqua in faccia a Roberto d’Agostino, venendo ricambiato con un ceffone che sedò all’istante le ire del noto critico ad arte.

Qui Radio Londra, titolo di una sua precedente trasmissione su Canale 5 ed Italia 1, doveva segnare il suo ritorno in grande stile sulla Tv di stato, cioè la Rai che ha salutato l’evento con un contratto da faraone della stampa: 3.000 euro per ogni puntata di 5 minuti, per una durata di 3 anni – a prescindere dagli ascolti – da marzo 2011 a giugno 2013 con opzione per il 2014. Aurea è stata anche la fascia oraria assegnata al programma: ore 20.30, cioè al termine del Tg1 e prima del giochino serale. In pratica, uno share quasi garantito. Nonostante i 600 euro al minuto (traguardo mensile sognato da migliaia di giovani precari), l’arcigno Ferrara non si è rivelato un buon investimento per la Rai che ha visto calare di giorno in giorno gli ascolti. Alla fine, sembra che sarà necessario riposizionare il programma e metterlo in onda dopo il Tg1 delle 13.30. Maligna sorte per un giornalista che più volte ha dato patenti di imperizia ai colleghi, non ultimo Luca Telese definito in diretta un “apprendista” dotato di poco talento per la tv. Ferrara aveva preso il posto de “Il Fatto” di Enzo Biagi e dovrà essere collocato nel primo pomeriggio; Telese va in onda su La7 nello stesso orario che fu di Ferrara con “Otto e mezzo” e quel posto l’ha mantenuto.

L’articolo di Marco Travaglio: http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/10/08/giuliano-estiquaatsi/162945/.

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