Travaglio: «Riva dette a Bersani quasi 100mila euro»

30 Nov 2012 | Di | Categoria: In primo piano, In primo piano: news

Editoriale più scottante dell’acciaio fuso, quello di Marco Travaglio durante la puntata del 29 novembre di ‘Servizio Pubblico’, il programma condotto da Michele Santoro su La7.
Il vicedirettore de Il Fatto Quotidiano ha parlato del caso Ilva, l’industria siderurgica di Taranto, di cui si parla da mesi per i presunti danni ambientali causati, per le centinaia di casi di tumore fra la popolazione e per le migliaia di posti di lavoro a rischio. Circa 1.600 morti all’anno, guadagni per 3 miliardi di euro, mandati di cattura e fughe all’estero, l’acquisto dell’ex azienda statale avvenuto senza obbligo di bonifica: sono stati numerosi gli elementi inquietanti citati dal giornalista.

Una ragnatela di favori, elargizioni e legami

Soprattutto, ha colpito ascoltare della ragnatela di supposti favori ed elargizioni che avrebbe coperto l’operato dell’Ilva, una rete protettiva a cui avrebbero partecipato l’ex ministro per l’ambiente Stefania Prestigiacomo (Pdl), il governatore della Puglia, Nichi Vendola (Sel), il governo Berluscpni, fino ad arrivare all’attuale titolare del dicastero ambientale, Corrado Clini, che ha smentito in diretta ogni coinvolgimento, riferendosi alla notizia pubblicata da un quotidiano, secondo il quale Clini sarebbe stato un uomo dell’Ilva.
In questa girandola di nomi venuta a galla durante l’inchiesta ‘Ambiente svenduto’, avviata 7 anni fa dalla Guardia di Finanza e dalla magistratura, spicca quello di Pierluigi Bersani che domenica prossima andrà al ballottaggio col sindaco di Firenze, Matteo Renzi, per le primarie del Pdl.

A Pierluigi Bersani quasi 200mila euro

Il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, ha descritto il caso Ilva come una «guerra fra bande», combattuta tra azienda e toghe verdi che emanano decreti di chiusura, ai quali risponde il governo con provvedimenti che li vanificano. In realtà, secondo Marco Travaglio, le parti in conflitto sarebbero molto più numerose, soprattutto quelle che agiscono a favore dell’imprenditore 86enne Emilio Riva, il quale avrebbe foraggiato generosamente pure lo stesso Bersani: per la sua campagna elettorale (e non per il partito), sarebbero stati donati 98mila euro, seguiti da altri 100 mila regalati dalla “Federacciai”, di cui è vicepresidente Nicola Riva (figio di Emilio).

Una bomba che esplode a 3 giorni dal ballottaggio

Sebbene la somma totale elargita a Bersani risulti essere la metà di quella data all’allora Forza Italia (345mila euro), le rivelazioni di Travaglio rischiano di scatenare un putiferio a Sinistra, poiché la bomba è stata lanciata a soli 3 giorni dalla sfida cruciale fra rottamatori e vecchia guardia del Pd.

Si sente aria di querele per le dichiarazioni di Travaglio

«Se la gente sapesse cosa si è scoperto con le indagini, che cosa succederebbe?» si è chiesto il giornalista durante la trasmissione.
Una cosa è certa: se le fonti di Travaglio non sono più che attendibili, fra non molto gli toccherà seguire la stessa sorte del ‘Soldato Sallusti’ (come chiamò l’emaciato collega in un altro suo editoriale, invocandone il salvataggio dopo la condanna per diffamazione).
Più che un tintinnìo di manette, sembra di avvertire l’eco di un cigolìo di sbarre.

» Cliccare qui per leggere l’articolo sul sito de Il Fatto Quotidiano. Qui sotto, l’editoriale di Travaglio

Il video con l’intervento del ministro per l’ambiente Corrado Clini, giunto a sorpresa negli studi di ‘Servizio Pubblico’ per replicare alle affermazioni di Gianni Dragoni e di Marco Travaglio sul caso Ilva. Da notare che Travaglio insiste sulla definizione di «intercettazioni depositate», cioè rilevanti e attendibili ai fini delle indagini, senza smentire l’intercettazione in cui Clini viene collegato all’Ilva di Taranto.

Qui sotto, l’intervento del ministro per l’ambiente, Corrado Clini

Qualche notizia in più per inquadrare meglio la situazione

(Emilio Riva) «Inizia nel 1954 come commerciante di rottami, insieme al fratello Adriano. Milanese dei Navigli, il “ragiunatt” un anno dopo apre il primo forno elettrico delle Acciaierie e Ferriere Riva a Caronno Pertusella. Che chiuderà per alcuni giorni nel 75, quando finirà in carcere per omicidio colposo, a seguito di un incidente sul lavoro. “Finché non esco, la fabbrica resta chiusa e senza lavoro” disse, beccandosi del fascista. Intanto, aveva già cominciato la sua escalation, con acquisizioni in Italia e all’estero. Oggi di stabilimenti Riva (laurea ad honorem in Ingegneria meccanica) ne ha 38, con oltre 25 mila dipendenti e un fatturato che nel 2006 superava i 9,4 miliardi di euro (secondo Wikipedia, nel 2011 il Gruppo Riva è stato il 1° del settore in Italia, il 4° in Europa ed il 23° nel mondo, n.d.r.). Nell’impero, anche il “mostro”, come i tarantini chiamano il complesso dell’Ilva, ex Italsider. Tre volte più esteso della città, per alcuni l’ultima riserva indiana del fordismo; per altri, un incubo che ha dispensato vita, ma anche morte» (Fabio Pozzo).

(Emilio Riva) È stato uno dei protagonisti delle grandi privatizzazioni degli anni Novanta. «Nell’aprile 1995, il centro siderurgico di Taranto più altri impianti minori, caricati di un miliardo di debiti, vennero venduti al gruppo Riva al prezzo di 660 milioni. Tolto il debito, il capitale della Riva ha un valore stimabile in 10,5 miliardi, per due terzi derivante dall’Ilva. In 12 anni (al 2007 – ndr) l’investimento Ilva si è rivalutato di 10 volte» (Massimo Mucchetti).

» Cliccare qui per leggere il testo completo, su ‘Cinquantamila giorni’ (Corriere della Sera)

 

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  1. Un plauso al Ministro Clini che ha avuto il coraggio di intervenire.Mi rammarico ,che vista l’ora ,pochi hanno seguito .Grande il “rottamatore” e come sempre, stupefacente Travaglio .

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