Un uomo d’oro. Anzi… di bronzo
22 Gen 2008 | Di Giuseppe | Categoria: OpinioniDal Corriere della Sera di oggi, 22 gennaio 2008.
L’ex ministro Clemente Mastella, commentando la sua uscita dal governo: “…macché legge elettorale, macché Pd, macché Veltroni: io lo faccio per la mia famiglia“. Su questo, non avevamo alcun dubbio (n.d.r.). “…anzi per tutte le famiglie italiane che potrebbero finire ingiustamente – questo lo dice lui – sotto torchio come è accaduto a me“. Se mi si danno il suo guadagno mensile, il suo potere, la villa a Ceppaloni, amicizie importanti ed entrature come le sue, propongo agli inquirenti di mettere sotto controllo il telefono mio, della mia famiglia, dei miei parenti, nonché la cuccia del cane (n.d.r.). “Basta, me ne vado” ha esclamato davanti ai giornalisti attoniti, i quali: “Davvero?” Nelle redazioni di Striscia la Notizia e delle Iene sono volate imprecazioni ed hanno rimesso mano a scalette e programmi. Fra i lottizzati di ogni Ordine e grado sono scattate la paura e la corsa al telefono più vicino. In qualche caso, alla toilette più prossima. E ancora: “…se è così che funziona la legge, mi batto per cambiarla“. In quasi due anni da ministro della giustizia non si era fatto manco uno straccio di idea sulle norme che regolano il Paese? (n.d.r.) Ed ecco il botto: “Ho dato una lezione di stile. Viene da me, meridionale; anzi, campano dell’interno“. Ha deciso di fare concorrenza ad Aldo, Giovanni e Giacomo? (n.d.r.) “Io mi sono dimesso, altri no“, con probabile riferimento ad Alfonso Pecoraro Scanio. Gara ed esempio edificanti (n.d.r.). E, infine, la sindrome da moglie tradita o commerciante turlupinato: “Prodi e Chiti : loro sono sempre stati corretti. Ma dagli altri che solidarietà ho incassato?” Lapsus da saccoccia desolata o desiderio d’affetto? (n.d.r.).
Ai posteri l’ardua sentenza. I presenti si astengono avendo cognizione della legge ed in particolare del reato di diffamazione. Comunque, nel rispetto dell’articolo 21 della Costituzione, sia consentito un lapidario commento: “Ma va…”. E, come chiosa, una reminiscenza musicale di gioventù, richiamata delle ormai celebri reiterazioni mastelliane (“…macché legge elettorale, macché Pd, macché Veltroni“): macché politica, che cultura, sono solo canzonette, non mettetemi alle strette…”. Edoardo Bennato, Sono solo canzonette.
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Mentre la paura della recessione brucia nelle Borse europee 437 miliardi di euro in un giorno con lo spettro di una contrazione dell’economia e della crisi di mercati ed imprese internazionali, nella Casa delle Libertà si brinda alle nuove elezioni ed alla Mortadella (Prodi) finalmente mangiata in un sol boccone.
Col senno di poi, la politica italiana sembra dettata dal canovaccio di una sceneggiata napoletana. Due famiglie rivali si affrontano ingrugnite, quella degli spartani, con gente tosta e dura nei punti giusti, e quella degli ateniesi, che sembra una compagnia di giro con vesti sgargianti tendenti al rosso, caciarona e litigiosa. Poi scoppia la “traggedia” nella prima: lui (Berlusca) si invaghisce di una rossa in autoreggenti (Brambilla) che gli ridà la giovinezza; la consorte (Fini) si sente ingannata e scappa di casa; lo zio Bossi bofonchia e sputa a terra arrotolando insulti razzisti; il nipotino precisino (Casini) – furbetto – si smarca un po’ per trovare un alloggio migliore. Quando lo scontro sembra concluso a favore degli ateniesi – gli spartani, partiti per fare i Charles Bronson, sono diventati delle Mary Poppins (riprendendo una gran metafora di Pietro Tarricone) – ecco il colpo di scena: l’ateniese zia del sud, molestata, esce in strada gridando alla profanazione ed ingiungendo solidarietà di casata. Quando si accorge che i coinquilini si limitano ad osservare, si mette in piazza, pronta ad offrire le sue grazie – modeste ma determinanti – al primo che saprà conquistarla con concessioni da regina. Insomma, Montecchi e Capuleti. Ma nel dramma di Shakespeare, almeno, alla fine Giulietta moriva. Qua si finisce a tarallucci e vino.
Scommettiamo che il 5 febbraio prossimo qualcuno festeggerà i 61 anni in una casa azzurra? Sarebbe il lieto fine auspicato da ogni uomo Clemente.
Il sito ufficiale di Clemente Mastella: http://www.mastella.it/ …o forse no?